23 ottobre 2005

siamo un po' grafomani

Anche Laura ha scritto una lettera: è stata inviata a L'Unità e Il Manifesto.
Sono una dipendente del Teatro Regio di Torino; sono molto preoccupata per la salvaguardia del mio posto di lavoro, di quello dei miei colleghi di tutti gli enti lirici italiani, nonchè di tutte le persone che operano in questo vasto settore in vista dei tagli previsti dalla prossima Finanziaria. Il mio posto di lavoro rappresenta la passione, l’impegno, il sogno, il sacrificio di anni di studio, il servizio, la dignità; la perdita del mio lavoro e quello di migliaia di persone che vivono in questo ambito (compreso l’enorme indotto che opera direttamente o di riflesso) alimenterebbe ulteriore disoccupazione, rabbia, depressione, povertà, disperata competitività. Sono molto preoccupata anche per il destino del patrimonio artistico e culturale del nostro paese, per la perdita di quella che può essere definita una sensibilità all’ascolto, a farsi meravigliare, a farsi trasportare nei magici mondi; una sensibilità al bello. I bambini del terzo mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi per sopravvivere e far sopravvivere le proprie famiglie; i bambini del primo mondo sono condannati ad una televisione sempre più delirante, che non fa pensare, che non fa ragionare, che non fa sognare. Tra le due alternative direi che non è il caso di sceglierne neanche una. Sono mamma di due bambini e in quanto musicista e interessata all’arte so e constato che i bambini sono un terreno favorevolissimo per seminare e far germogliare l’interesse all’arte visiva, all’ascolto di buona musica; per far loro osservare in cosa il bello si distingua da ciò che bello non è.
Certo i bambini non diventeranno tutti Mozart, Picasso, Fellini, Leopardi; ma da adulti potranno essere dei “preparati dilettanti” all’ascolto di buona musica, sapranno ben valutare un’opera pittorica, andranno a vedere film d’autore e leggeranno un buon libro ogni tanto; in termini economici nutriranno con la fruizione, la diffusione e il consumo di cultura un mercato che si concatena come indispensabile segmento del settore occupazionale. Un adulto con queste basi saprà meglio orientarsi e difendersi in un mondo che ci sta così snaturando; sarà un cittadino migliore in una società e una civiltà all’avanguardia, più giusta e più equa. Questo è il mondo che io sogno per i miei figli.

Laura Lanfranchi


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