16 aprile 2006

da "Il Giornale della Musica" online

Votiamo, contro la disfatta
di Marco Beghelli

A Roma, in passato, tremavano cantanti e suonatori ad ogni nuova elezione papale, e con essi i tanti cardinali melomani della corte pontificia: bastava che sul soglio di Pietro salisse un porporato insensibile alla fascinazione di Euterpe, e a Roma c’era il rischio di vedere i teatri – luoghi lascivi per definizione – rimanere chiusi per anni, con ovvie conseguenze sull’occupazione di tanti artisti. Mai, come in prossimità di queste elezioni italiane, teatri e orchestre, esecutori e pubblico hanno fatto sentire per tempo le loro voci, in un grido di dolore che non inneggia a nessuna corrente politica, ma che chiede soltanto il riconoscimento della musica come uno dei più preziosi beni culturali del nostro Paese, da sostenere e alimentare al pari di musei e pinacoteche.
Come nella Roma pontificia, il timore è allora che su quegli scranni vadano a sedersi persone per le quali i valori della cultura non abbiano il giusto peso sulla bilancia dell’economia statale, o peggio ancora per i quali la cultura non rappresenti affatto un valore, da salvaguardare. Sarebbe la disfatta definitiva, e per la musica in particolare. Sì, perché se – complice la scuola in cui quei signori si sono formati – un Dante o un Leopardi continuerebbero a mantenere comunque una certa aura di sacralità da tutelare pubblicamente con un francobollo celebrativo o un convegno del centenario, la musica – colpevole la medesima scuola che ha totalmente fallito in questo campo il suo compito educativo – verrebbe relegata in via definitiva nell’ambito delle attività ludiche e d’intrattenimento (un ambito che pur le compete, in parte), negandole lo status di prodotto culturale, di creazione artistica da promuovere e custodire. Certo, di fronte ai tanti e seri problemi di cui soffre al momento il Paese, quella della musica sembra davvero una questione elitaria, se non fosse che dietro al piacere del pubblico ci sta – come nella Roma del Settecento – anche il problema occupazionale di tanti professionisti, per tacere dei giovani usciti senza speranza dai nostri conservatori.
Che si ricordino dunque, i nuovi eletti, anche della musica. Dal canto suo la musica si è occupata almeno una volta delle vecchie e care elezioni, in quella canzone del sempre arguto Giorgio Gaber in cui si descriveva l’approccio all’urna come una sorta d’esame immerso in una sensazione d’irreale cordialità diffusa: «Una domenica di sole, | un’aria già primaverile; | anche la strada è più pulita, | sembrano tutti un po’ più buoni; | chissà perché non piove mai | quando ci sono le elezioni…».

[il grassetto è mio]

10 aprile 2006

impegno elettorale

poco prima delle elezioni la nostra pierina ha incontrato Oliviero Diliberto del PdCI per portargli le istanze del movimento dei teatri lirici. questo biglietto da lui firmato contiene un impegno preciso in tal senso, ed ora che (come pare) la sua coalizione sarà al governo, lo pubblichiamo volentieri come buon augurio per tutti noi.


06 aprile 2006

ultime da palermo

foto degli imbavagliati:


notizie dell'ultim'ora mi dicono che si sta cercando una data utile per organizzare a palermo una manifestazione musicale degli infoiati d'italia.


a volte ritornano

chiedo scusa per la lunga latitanza da questi schermi, che mi ha fra l'altro impedito di assolvere al mio dovere di cronista nei confronti della tormentata vicenda palermitana (che a questo punto mi riesce assai arduo riassumere).

nel frattempo il nostro camper se n'è ito per cause di forza maggiore (nel senso che i proprietari volevano goderselo un po' con la bella stagione); al suo posto è stata piazzata la macchina di caterina, ben tappezzata di cartelloni, ed è stato creato un loghetto che vi invitiamo - se vi va - a mettere anche sui vostri blog:




ovvero il camper simbolico-virtuale al posto di quello reale.


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