30 novembre 2005

approvato l'ordine del giorno presentato da Beppe Castronovo

intervento agli Stati Generali della Cultura - Roma 29/11/05

Caterina Borruso in rappresentanza delle coriste del Teatro Regio di Torino in sciopero della fame.

I lavoratori dello spettacolo di tutt'Italia si stanno mobilitando! A partire da C. Fantoni, corista del maggio fiorentino, che per primo ha dato voce alla preoccupazione che serpeggiava nel settore, annunciando lo sciopero della fame come forma estrema di protesta contro i tagli al FUS, si è messa in moto una vera e propria valanga che è andata sempre piu crescendo.
I paventati tagli hanno infatti innescato una scintilla che ha finalmente sollevato le teste dagli spartiti per affermare il nostro diritto all'esistenza, ma anche e soprattutto per difendere il diritto dell'intera cittadinanza alla cultura.
Tramite lo sciopero della fame contro ogni tipo di attacco ai danni del teatro e dei suoi lavoratori, abbiamo ottenuto vastissima visibilità mediatica ed il consenso e l'appoggio di rilevanti personalità quali il Presidente Ciampi, l'on. Bertinotti, il Ministro Buttiglione, il Procuratore Caselli, il Cardinal Poletto, Corrado Augias, Maurizio Costanzo, e molte altre.
Contemporaneamente in molte città abbiamo intrapreso iniziative finalizzate alla sensibilizzazione ed al coinvolgimento del pubblico: spettacoli congiunti gratuiti, giornate di musica no stop, volantinaggio informativo e visite al teatro per colmare il distacco emotivo tra platea e palcoscenico.
In questo modo abbiamo chiesto solidarietà tramite raccolta di firme. Il numero complessivo che si sta raggiungendo dimostra che il pubblico appoggia e sempre appoggerà i lavoratori nelle lotte e proteste contro chi vede loro come una causa di sperpero e ne vuole abbassare il livello occupazionale ed artistico.
Anche gli incredibili ed interminabili applausi ricevuti in occasione del Requiem eseguito simultaneamente agli altri teatri dimostravano che non siamo soli, e che la cosiddetta musica colta non è un prodotto solo di nicchia come si vuol far credere.
Qualità non è sinonimo di elitarismo.
Noi crediamo che non si possano applicare ad un teatro le leggi di mercato che regolano una qualsiasi azienda, il prodotto di un teatro è l'arte e ciò significherebbe svilirne il prodotto. Si parla spesso della produttività dei teatri. La produzione artistica però non può essere quantificata con le ore di lavoro, ma con il risultato ottenuto. Il livello qualitativo dell'esecuzione è il nostro prodotto e la qualità di un organico artistico può essere data unicamente dall'affiatamento. Siamo inoltre concordi nell'intento di lottare contro una ulteriore precarizzazione del nostro lavoro, larghissima parte del quale è già troppo rappresentata da contratti professionali ed a termine. Se vengono a mancare certi presupposti, la produzione diventa subito scadente, quindi perdente.
Un teatro non è un mero contenitore di spettacoli ma una fonte di risorse che, se ben valorizzata, può anche servire da volano per il rilancio dell'economia del paese.
Si tratta di volerlo.
Citando Federico Garcia Lorca:
Un popolo che non sostiene il suo teatro o è morto o è moribondo.

Documento sottoscritto in seguito anche dalle RSU del Teatro Stabile di Torino, del Teatro S. Carlo di Napoli, del Teatro La Fenice di Venezia e del Teatro Goldoni di Venezia.

29 novembre 2005

da L'Unità di oggi

Intervento della sen. Vittoria Franco
responsabile nazionale Ds per la Cultura

L'Unità
29 novembre 2005

INVESTIRE SI', MA IN CULTURA
È possibile ridare slancio alla cultura nel nostro Paese? Certo, il punto da cui siamo costretti a partire è drammaticamente deprimente. Gli interventi legislativi ed economici del centrodestra stanno producendo un deserto. Un deserto che diventa l'immagine di un paese con «le pile scariche». Tuttavia è necessario. E per discutere delle ragioni e dei modi per farlo abbiamo organizzato per domani, 30 novembre, a Roma una giornata di lavoro dal titolo «Valore Cultura», conclusa da Massimo D'Alema. Un governo responsabile e lungimirante non solo deve provare a rilanciare la cultura, ma deve farne un punto di forza del progetto di sviluppo del Paese. E non solo perché disponiamo di un patrimonio di beni, di risorse umane, di professionalità, di tradizioni, che ci rendono un paese unico al mondo, ma perché ce lo impone la nuova realtà economica e sociale. Come ha detto il Presidente della Repubblica Ciampi, investire nella cultura è per l'Italia una necessità anche economica. Siamo nel pieno di una trasformazione dal modello industriale di società alla società postindustriale, dalla produzione di beni materiali a una dimensione di maggior valore dei beni immateriali: la conoscenza, il benessere, la qualità della vita, la comunicazione, l'informazione. Vi è una sorta di «dematerializzazione dell'economia». Le analisi e le cifre, le esperienze in atto in Europa e nel mondo, dimostrano che il grado di competitività di un paese è direttamente proporzionale agli investimenti in cultura: i paesi scandinavi, il Regno Unito, la Germania, il Giappone sono anche i paesi che più investono in cultura e in industria culturale. Sono i paesi che si sono riconvertiti più rapidamente. Occorre superare una concezione della valorizzazione della cultura e dei beni culturali legata pressoché esclusivamente al tempo libero e al turismo, che è la concezione che porta a considerare la cultura come la cenerentola dei bilanci dello Stato e delle autonomie locali, come un lusso, anziché molla dello sviluppo, che crea ricchezza oltre a produrre coesione sociale, crescita civile, sicurezza. Riveste grande interesse una recente ricerca promossa dal Comune e dall'Università di Torino, che mostra come a fronte di un euro investito in cultura si ha una ricaduta sull'economia cittadina di 21 euro. Dunque, la cultura può creare ricchezza nelle città e sul territorio se si sostengono politiche integrate e concertate fra Stato, autonomie locali, istituzioni e imprese. Lo strumento che può essere utile a raggiungere lo scopo di una governance sapiente può essere un istituto che comincia a essere sperimentato in diverse regioni: il distretto culturale. Una rete di istituzioni, dal museo all'impresa artigiana, da una casa editrice a una Facoltà universitaria, a un pezzo di industria culturale, che costituiscono un progetto in grado di mettere in moto risorse non solo perché conferiscono identità a quel territorio e lo rendono unico, ma anche perché rafforzano la consapevolezza pubblica. C'è un passaggio nel protocollo dell'Unesco sulla diversità culturale che non può non guidarci nella strategia: «Le sole forze del mercato non possono garantire la conservazione e la promozione della diversità culturale, che è la chiave dello sviluppo umano sostenibile». Ne siamo convinti e per questo proponiamo canali per reperire risorse pubbliche da destinare alla cultura anche in una fase di grave crisi economica. Pensiamo che sia necessario destinare in modo permanente alla cultura una quota dell'otto per mille e una quota degli introiti delle estrazioni infrasettimanali del lotto, attribuendo le risorse al ministero dei Beni culturali, destinare interamente alla cultura le risorse gestite da Arcus Spa. Infine, pensiamo che sia possibile destinare alla produzione per il cinema e per lo spettacolo una quota degli introiti provenienti dalle transazioni pubblicitarie delle emittenti televisive, visto che proprio lo spettacolo e il cinema costituiscono i principali fornitori di contenuti per le televisioni, i providers e le telecomunicazioni. È chiaro che questi progetti, e si tratta di proposte condivise nell'Unione, si affiancano alle misure più urgenti, destinate a riportare il bilancio complessivo del ministero per i beni culturali almeno al livello del 2001. Tutto ciò è necessario perché possano ripartire l'industria cinematografica, gli spettacoli di qualità, si possano proseguire le attività di tutela, di restauro, di qualificazione e valorizzazione delle competenze e delle professionalità, si possano riaprire le porte ai giovani e ai talenti e promuovere la creatività: il bene più importante di cui possiamo disporre.

nuova iniziativa del regio


Il Regio a porte aperte
Sabato 3 Dicembre visite guidate gratuite al Teatro


Dopo il Requiem di Mozart eseguito Venerdì 25 Novembre da Orchestra e Coro del Teatro Regio, Sabato 3 Dicembre avrà luogo una nuova manifestazione a ingresso gratuito per sensibilizzare la cittadinanza sui massicci tagli alle risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo previsti dalla Finanziaria 2006.
Per una intera giornata, dalle ore 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30, il Teatro Regio sarà visitabile gratuitamente, in gruppi organizzati accompagnati da guide specializzate e, per l’occasione, da artisti del Coro e dell’Orchestra del Teatro.
Per chi è interessato, l’appuntamento è in piazza Castello davanti alla cancellata del Teatro Regio. Le visite si svolgeranno ogni 45 minuti (e quindi alle ore 10 - 10:45 - 11:30 - 12:15 - 15:30 - 16:15 - 17 - 17:45).
Il programma delle visite prevede anche di poter assistere per alcuni minuti alle prove di assieme de Il turco in Italia, il dramma buffo di Gioachino Rossini in scena al Teatro Regio dal 9 al 18 Dicembre prossimi.
L’iniziativa, organizzata dai lavoratori del Teatro Regio, è resa possibile anche grazie alla partecipazione delle collaboratrici a progetto, che hanno accettato di svolgere la loro prestazione professionale di guide a titolo gratuito.
Per informazioni: Biglietteria - Tel. 011.8815.241/242 e servizio informazioni - Tel. 011.8815.557

Torino, 28 Novembre 2005

I LAVORATORI DEL TEATRO REGIO

pierina a "La Bomba!" su radio Deejay

stamattina Luciana Littizzetto, nel suo programma "La Bomba" su radio Deejay, ha parlato della faccenda FUS e si è collegata telefonicamente con Pierina per uno scambio di informazioni e battute.

le lettere di laura

laura ha scritto una lettera che è stata pubblicata sul settimanale "Anna", che ha anche dedicato all'argomento il titolo della rubrica della posta.
Meno soldi alla cultura e ai teatri.
Tradotto: meno posti di lavoro ma anche un Paese peggiore
Lavoro/ Che tristezza una finanziaria che
taglia sull'arte
Cara Anna,
sono un'artista del coro del Teatro Regio di
Torino. A causa dei tagli previsti dalla prossima Finanziaria, sono preoccupata
per la salvaguardia del mio posto di lavoro e per quello dei miei colleghi degli
altri enti lirici italiani. Il mio lavoro rappresenta la passione, l'impegno, il
sogno, il sacrificio di anni di studio, la dignità. Ma la diminuzione delle
risorse finanziarie mi fa preoccupare anche per il destino del patrimonio
artistico e culturale del nostro Paese in generale, per la perdita di quella che
può essere definita "sensibilità all'ascolto", sensibilità al bello, alla
meraviglia, al magico. In questo mondo, anche i bambini sono condannati alla
televisione, che non fa pensare né sognare. Sono mamma di due bambini e, in
quanto musicista, so che i piccoli sono un terreno favorevolissimo per seminare
e far germogliare l'interesse per l'arte visiva e la buona musica. Certo, non
tutti diventeranno Mozart, Picasso, Fellini, Leopardi. Ma da adulti potranno
essere dei musicisti dilettanti, sapranno valutare un'opera pittorica, andranno
a vedere film d'autore e leggeranno un buon libro, ogni tanto. Fruiranno,
insomma, di cultura, e con ciò incrementeranno un mercato che ha anche ricadute
sull'occupazione. Un adulto con queste basi sarà un cittadino migliore in una
società all'avanguardia, più giusta e più equa. Questo è il mondo che io sogno
per i miei figli.
Una lettera analoga era stata pubblicata il 21/11 su "Specchio dei Tempi", la rubrica di lettere della Stampa di Torino, e l'assessore alla Cultura Alfieri aveva mandato a Laura il seguente biglietto:
Gentile signora Lanfranchi,
ho letto la sua lettera su Specchio dei Tempi. E' bellissima.
Mi sono sempre occupato di educazione dei bambini piccoli: raramente ho sentito
parole più giuste e intelligenti su che cosa deve fare un genitore per aiutare i
propri figli a crescere bene. Complimenti e grazie
Fiorenzo Alfieri
laura ha anche scritto una lettera all'Arcivescovo di Torino, il Card. Severino Poletto, che le ha risposto manifestando solidarietà.

27 novembre 2005

...seconda parte



le foto con bertinotti





sempre "Il Giornale della Musica"

da Il Giornale.it: il sovrintendente del Carlo Felice

n. 281 del 26-11-05 pagina 1
di Massimiliano Lussana
Gennaro Di Benedetto *
Con la consueta verve polemica, Massimiliano Lussana, suggeriva ieri di eseguire il «requiem» per coloro i quali pensano che la cultura e lo spettacolo siano fatti solo di soldi pubblici e di contributi statali. Poiché mi sento, ed assieme a me, tutti i lavoratori del Teatro Carlo Felice, prepotentemente chiamato in causa, vorrei fare alcune considerazioni.Sul fatto che la prossima manovra finanziaria intenda fortissimamente ridurre le sovvenzioni che nel nostro Paese vengono destinate alla cultura, non siamo certamente alla demagogia ma alla constatazione dei fatti. Basta controllare le tabelle allegate alla finanziaria 2006 e confrontarle con quelle degli anni precedenti per averne coscienza. Il lavoratori del Carlo Felice e io stesso abbiamo esternato le nostre preoccupazioni a riguardo, proprio per la consapevolezza che abbiamo che un impoverimento delle risorse destinate alla cultura ed allo spettacolo sarebbero nefaste non soltanto per noi ma per la vita culturale della nostra città e della nostra regione.Al Carlo Felice sappiamo bene di «pesare» economicamente sulla finanza pubblica per almeno il 60% del nostro bilancio. Ma siamo anche capaci di rappresentare tre opere in tre giorni, realizzando un evento unico in Italia, di cui poco ci si occupa ma che costituisce un evento straordinario per qualità e resa artistica, che attraverso lo strenuo lavoro di tutti noi è capace di richiamare da mezza europa spettatori appassionati! Quale altra «impresa» culturale della nostra regione dà un lavoro stabile a 280 persone ed un lavoro se pur precario ad altre 60? Quale altra «impresa» culturale della regione si fa carico quanto il Carlo Felice di creare grandi appuntamenti eventi gratuiti, di altissima qualità, quali ad esempio i concerti dello scorso luglio in Piazza Matteotti, che hanno allietato le serate di migliaia e migliaia di spettatori? Quanti altri svolgono un ruolo di diffusione della cultura musicale perseguendo fortemente politiche di presenza in decentramento e nelle scuole? Qui non si tratta di elogiare l'iniziativa privata a discapito di quelle pubblica. Ma occorre prendere atto che esistono (per fortuna!) nella nostra regione istituzioni culturali che in una pura logica di mercato non avrebbero le condizioni economiche per esistere o sarebbero costrette e rivedere totalmente la qualità del loro lavoro, impoverendola paurosamente.Che succederebbe alla recentissima capacità di attrazione culturale della nostra città se i musei, i teatri, il conservatorio e le istituzioni culturali fossero costrette a ridurre fortemente la loro attività? (...)

© SOCIETÀ EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

da "Il Giornale della Musica"

Far la festa alla cultura
di Giorgio van Straten
In Fiesta, il romanzo di Hemingway, un personaggio chiede a un altro come abbia fatto a fallire. E quello risponde: «In due modi. Prima poco a poco e poi di colpo». Questa fulminante battuta può essere riproposta negli stessi identici termini anche alla domanda come abbia fatto il Governo Berlusconi a mettere in ginocchio la cultura italiana. Prima con un progressivo strangolamento (il Fus che aveva toccato il suo culmine nel 2000 con 516 milioni di euro è stato ridotto progressivamente ai 464 del 2004: cioè 100 miliardi delle vecchie lire in meno in cifra assoluta e molto di più se si tiene conto dell’inflazione reale), poi, oggi, “di colpo” per rimanere a Hemingway, tagliando tutti insieme 164 milioni di euro. Si dice che ognuno deve fare sacrifici, ma in realtà si ignora che nel settore culturale i sacrifici vengono fatti da molti anni a questa parte. Si dice che per sopravvivere dobbiamo riformarci, il che è anche vero, salvo che nessuno ha affrontato seriamente il tema di come riformare e con che risorse (le riforme di solito producono risparmi dopo che sono state avviate grazie a investimenti). Si dice che in particolare le fondazioni liriche devono “dimagrire”, ma nessuno dà loro strumenti per ridurre il costo fisso del personale in modo non traumatico (a oggi, tanto per dirne una, non è prevista nessuna forma di ammortizzatori sociali nel settore della cultura). No, il fatto è un altro: il Ministero per i beni e le attività culturali fa spot radiofonici per chiedere ai cittadini di contribuire al sostegno della cultura, ignorando o fingendo di ignorare che la base per chiedere a qualcun altro di contribuire a un progetto è dimostrargli che in primo luogo ci crede chi avanza la richiesta. Altrimenti come si fa a sostenere che è bella e buona una cosa che tu stesso decidi di abbandonare alla pubblica carità? Perché poi di questo si tratta: dietro tante inutili parole rimane ferma l’idea che la cultura è un di più, che la si può sostenere nei periodi di abbondanza e non quando c’è da ridurre i deficit. E questo è sbagliato non solo per l’identità di una nazione, per il significato sociale dell’occupazione o per la qualità della vita dei cittadini; no, è sbagliato anche, e oggi vorrei dire soprattutto, perché la cultura può essere un volano di rilancio e di produzione di ricchezza che il nostro Paese ha in mano. Il caso di Roma, che ha invece compiuto una scelta proprio in questo senso, mi pare la prova concreta di questo ragionamento: mentre i turisti calano in Italia, a Roma sono aumentati, e per ogni euro investito in cultura ne sono tornati indietro quattro o cinque. Ma la gran parte del mondo politico italiano (anche del centrosinistra, sia pure in misura minore) pare non voler sentire da questo orecchio, e sottovaluta o addirittura ignora quanto possa servire la cultura a rilanciare l’Italia. Mi auguro perciò che in un soprassalto di consapevolezza il Parlamento riporti il Fus almeno ai livelli del 2005. Ma quello che si deve chiedere a chi si candida a governare il Paese con le prossime elezioni politiche è di inserire la cultura come elemento strategico in un programma di cambiamento e di rilancio del sistema Italia. Non vogliamo elemosine, vogliamo essere protagonisti di un nuovo inizio per questo disastrato Paese.

26 novembre 2005

la lista del digiuno

si uniscono alla nostra lotta:

Marco Ricagno, cantante lirico
Paolo Ricagno, regista

il comizio

ieri alla manifestazione ci è stato dato uno spazio importante: la nostra chiara, mente pensante del gruppo, è salita sul palco ed ha letto un discorso da lei medesima composto (intanto noi ci esibivamo cantando per la strada). ecco il cosiddetto testo del comizio:

Buongiorno. Sono qui in veste di rappresentante delle coriste del Teatro Regio che dal 21 ottobre sono in sciopero della fame per protestare contro i tagli ai fondi statali destinati alla cultura, tagli che rischiano di portare a una grave riduzione delle attività se non addirittura alla chiusura la maggior parte dei teatri e delle realtà musicali italiane. Siamo in 200 ormai, in tutta Italia, a manifestare il nostro malcontento in questo modo estremo. Ci ribelliamo a questo governo che promette e non mantiene: promette posti di lavoro e con una manovra miope mette a rischio i posti di lavoro che già ci sono; promette una migliore istruzione pubblica e manda in rovina le istituzioni scolastiche statali; promette aiuti alle famiglie e promuove iniziative che di fatto non aiutano proprio nessuno . Tagliare i fondi ai teatri vuol dire far perdere il lavoro a 200.000 lavoratori e mandare in rovina un patrimonio artistico che tutto il mondo ci invidia, che è la ricchezza dellItalia, che potrebbe essere fonte di crescita per il nostro Paese perché promuove il turismo e soprattutto perché eleva il livello culturale e quindi di consapevolezza dei suoi cittadini.

Lo Stato ha il dovere costituzionale di formare la popolazione attraverso le istituzioni pubbliche, siano esse le scuole, le biblioteche, i teatri o i musei, e anche attraverso le televisioni nazionali che invece sembrano studiate e concepite per assopire le menti di milioni di italiani. Siamo stufi dellimmondizia che passa la televisione, vogliamo che gli italiani possano andare a teatro la sera e possano vedere degli spettacoli di qualità. Vogliamo vivere in un paese civile!

Noi siamo musicisti e forse siamo considerati un po dei privilegiati. E vero, lo siamo. Lo siamo perché ci guadagniamo da vivere mettendoci al servizio del pubblico, lo siamo perché viviamo di arte, e non è poco, lo siamo perché regaliamo momenti di gioia a chi ci viene a sentire. Però siamo anche dei lavoratori altamente specializzati e il nostro lavoro non si esaurisce con le ore passate in prova, ma prosegue in ogni momento della giornata, ci occupa la mente e lanima, è la nostra vita. Dobbiamo studiare ore e ore al giorno per mantenere la tecnica che abbiamo acquisito a costo di grandi sacrifici. Se il nostro stipendio è uno spreco per il Paese vuol dire che noi abbiamo sprecato la nostra vita. Noi non lo accettiamo! Per questo vogliamo organizzare delle giornate di musica e spettacolo gratuite che possano far capire non solo le difficoltà del nostro lavoro e i sacrifici che richiede ma soprattutto che facciano capire la sua grande utilità. Far divertire le persone e allo stesso tempo trasmettere cultura non è una cosa banale!

Noi lavoratori del teatro stiamo organizzando dei momenti musicali nel foyer, prima degli spettacoli, e stiamo cercando di organizzare visite guidate gratuite al teatro, concerti e performances, non solo musicali, per strada, ma non sempre è facile ottenere i permessi. Lorganizzazione di un concerto è una cosa estremamente complessa e ce ne siamo rese conto organizzando il concerto che offriremo stasera al Teatro Regio, un concerto gratuito a cui siete tutti invitati. Alle 20.30 al Teatro Regio di Torino eseguiremo il Requiem di Mozart diretto da Corrado Rovaris e con interpreti di grande fama come Sylvie Valayre, Claudia Nicole Bandera, Mark Milhofer e Michele Pertusi, grandi artisti che ringraziamo.
Vogliamo che tutte le realtà culturali e musicali della nostra città si uniscano per dire NO a questa condanna a morte. Vogliamo il totale reintegro dei fondi che ci permettono di sopravvivere e che nel corso degli ultimi cinque anni sono già stati ridottial lumicino. Chiudere i teatri non vuol dire solo creare nuova disoccupazione e nuovo disagio sociale, ma anche dare un ulteriore grave colpo alleconomia del nostro Paese, perché investire in cultura significa anche investire sul turismo e sulleconomia di tutta lItalia. Se nessuno si fosse preoccupato di preservare il Cenacolo di Leonardo dalla muffa forse lItalia non sarebbe così frequentata dai turisti di tutto il mondo.

Per questo stiamo raccogliendo le vostre firme, le firme dei cittadini che credono nel valore della cultura, dei cittadini che vogliono vivere in una città viva e culturalmente stimolante. Chi non avesse ancora firmato può farlo dopo la manifestazione oppure tutti i giorni presso il presidio allestito dietro il teatro, in piazza accademia militare, angolo via verdi, proprio a fianco dellingresso artisti.
Rispondiamo NO a un governo che pretende di esportare la democrazia con lesercito e impedisce ai propri cittadini di elevarsi culturalmente. La cultura non è uno spreco e costa meno delle armi. Forse, però, è più pericolosa!
Grazie
.

la Repubblica di oggi

veramente il nostro slogan era "senza cultura lo stato è dittatura", e quello di pulcinella devono averlo scandito i lavoratori del teatro stabile che erano dietro di noi al corteo (io non me ne ricordo, sinceramente).

il requiem di mozart a torino

solo poche parole prima di andare a dormire: la partecipazione è stata davvero esagerata come speravamo! il teatro era al completo, e parecchie persone escluse sono rimaste nel foyer o nell'atrio ad ascoltare il concerto dagli altoparlanti e vederlo dal grande schermo appositamente allestito (a sorpresa) dai nostri impareggiabili tecnici. un pubblico meraviglioso, attento e partecipe, e generosissimo di applausi entusiasti. io mi sono commossa.

25 novembre 2005

il volantino unitario

Che brutto spettacolo!

ovvero la negazione dello spettacolo come risorsa culturale


Andare all'opera, a teatro, al cinema o a concerto vuol dire nutrirsi di idee e ideali, provare sensazioni e sentimenti, affinare il proprio pensiero, la propria coscienza e la propria sensibilità, nonché confrontarsi e socializzare con altre persone.
Avere la possibilità di accrescere la propria mente è un diritto che non può essere negato, così come quello allistruzione e alla ricerca scientifica.
Lo spettacolo e la cultura rappresentano inoltre fattori di coesione sociale e opportunità di lavoro, nonché un investimento produttivo redditizio: nel 2004 ogni euro speso in cultura dalla Città di Torino ne ha generati 21 in volume daffari (fonte: ricerca del Dipartimento di Economia Aziendale della Facoltà di Economia di Torino).

Nonostante tutto ciò, con la Finanziaria 2006 lo spettacolo dal vivo subisce un gravissimo colpo, determinato dal pesante taglio dei finanziamenti pubblici. Il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) destinato dallo Stato ai teatri lirici, di prosa, al cinema, alle istituzioni concertistiche e di danza, ai circhi, è infatti stato decurtato di quasi il 20%, dopo aver subito negli ultimi anni continue riduzioni, anche in corso di esercizio, com’è avvenuto nel 2005.
Rispetto al 2001, tenendo conto dell’inflazione, il Fondo ha perso circa il 33% del suo valore.
Ciò che è cresciuto è invece il giudizio, ispirato da certa parte della politica, per cui lo spettacolo costituisca soltanto un diversivo superfluo e secondario. In sostanza un bene inutile…

A tutto ciò si sommano le sempre peggiori condizioni in cui versano la ricerca scientifica e l’istruzione pubblica, che vedono un Governo sempre più disinteressato e insensibile.

L’Italia, da sempre culla dell’arte,
rischia di perdere la propria identità e il proprio primato culturale!

È necessario rivendicare il proprio diritto di cittadini alla cultura in tutte le sue espressioni,
perché la cultura e lo spettacolo non siano un privilegio per pochi.
Firma l’appello per la cultura presso il Teatro Regio (presidio esterno e Biglietteria),
l’Info-Point al Teatro Carignano, i concerti dell’Accademia Corale Stefano Tempia

Manifestazioni gratuite in programma:
-venerdì 25 novembre, ore 20.30: Il Requiem di Mozart per la vita della cultura - concerto gratuito di Coro e Orchestra del Teatro Regio
-sabato 3 dicembre ore 10-13 e 15.30-18.30: Teatro Regio a porte aperte con visite guidate gratuite
-da venerdì 9 dicembre: 45 minuti prima delle rappresentazioni del Turco in Italia concerti nei Foyer del Teatro Regio per il pubblico della recita
-altre manifestazioni sono in corso di definizione

I lavoratori di: Teatro Regio, Teatro Stabile,
Orchestra Filarmonica di Torino, Accademia Corale Stefano Tempia

giorno importante per il presidio

vi anticipo che dopo il corteo è venuto a farci visita Fausto Bertinotti, accompagnato dall'on. Provera e dal consigliere comunale Castronovo (sempre sia lodato). i particolari a più tardi.

da l'Unità, sempre la manifestazione di oggi




TORINO - Per il contratto, per la visibilità delle tute blu, sfila Mirafiori al corteo dello sciopero generale. Violante, Bertinotti, i cittadini della Val di Susa contro la Tav e un requiem cantato in strada dall'orchestra del Teatro Regio.

[per la cronaca, a cantare era ovviamente il coro, ovviamente tutte donne, ed il brano era "va' pensiero"]

da "Repubblica" di oggi: la diretta dei cortei


11:30 Torino, in corteo anche 'Requiem' di Mozart

Anche il 'Requiem' di Mozart a tenere compagnia alle migliaia di lavoratori scesi in piazza a Torino contro la finanziaria. Un gruppo di coristi del Teatro Regio, anticipando l'esibizione di questa sera, hanno intonato il 'Requiem' di Mozart in segno di protesta contro i tagli al settore spettacolo. Questa sera, intanto, i lavoratori del Regio a partire dalle 19,45 offriranno alla cittadinanza il 'Requiem' in un concerto gratuito.

13:07 Torino, coriste del Teatro Regio cantano Requiem in corteo

Un'insolita interpretazione del Requiem di Mozart è stata improvvisata dalle coriste del Teatro Regio al corteo di Torino contro la Finanziaria. Da giorni in sciopero della fame per protestare contro i tagli al Fus, le coriste hanno deciso di farsi sentire durante la manifestazione e hanno ricevuto l'applauso dei lavoratori e della gente. Folta la partecipazione dei lavoratori dei teatri e del settore della comunicazione. Numerosi gli slogan contro il governo e gli striscioni. Questa sera al Teatro Regio l'Orchestra e il Coro del Teatro Regio, diretti da Corrado Rovaris, eseguiranno il Requiem di Mozart "per la morte della cultura". Il concerto, gratuito, è stato organizzato "per sensibilizzare la cittadinanza sulla grave crisi che si verrebbe a creare nel settore se i tagli venissero confermati".

23 novembre 2005

requiem per la cultura*

*un post ispirato, e anche un po' copiato, dal blog tantiaffetti

I Requiem di venerdì sera, simultaneamente in tutta italia:
  • al Teatro del Maggio Fiorentino, al Massimo di Palermo, all’Accademia di S. Cecilia e all’Opera di Roma, al Verdi di Trieste, alla Fenice di Venezia: Verdi.
  • al Comunale di Bologna: Brahms.
  • al San Carlo di Napoli, al Regio di Torino e all’Arena di Verona: Mozart.
Il Lirico di Cagliari e il Carlo Felice di Genova partecipano con altre iniziative di protesta (e, aggiungo, per quel che ne so anche la Scala di Milano).

lo ribadisco perché non si sa mai

venerdì 25 novembre, alle 20,30 presso il Teatro Regio di Torino, eseguiremo il

Requiem K626 di W. A. Mozart

Sylvie Valayre, soprano
Claudia Nicole Bandera, mezzosoprano
Mark Milhofer, tenore
Michele Pertusi, basso

Corrado Rovaris, direttore
Claudio Marino Moretti, maestro del coro

Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino

ingresso gratuito

aggiornamento sul presidio

ieri roberta ha lasciato il posto a caterina, ed oggi laura a nicoletta: digiunano ed abitano nel camper, come coloro che le hanno precedute.

l'elenco si allunga

alla lista degli aderenti al digiuno a staffetta (che, lo ricordo, è una lista aperta) si sono aggiunti gli artisti:
Jean Reno, attore cinematografico e regista teatrale (sì, lui)
Marco Tutino, compositore e direttore artistico del Teatro Regio di Torino
Claudio Marino Moretti, direttore del Coro del Teatro Regio di Torino
Roberto De Candia, cantante lirico

ed i semplici cittadini:
Marisa Mazzi
Tito Piraino
Gabriele Piraino
Gianni Sacchetto
Marco Massaglia
Mario Brusasco
Andrea Chiellini

22 novembre 2005

lunedì sera...

..., cioè la serata appena trascorsa, è stata all'insegna di "dai la caccia al comico della tivvù". il regio ospitava uno spettacolo di beneficenza per l'AMREF a base di Enrico Bertolino, Dario Ballantini, Luca Laurenti, Ale & Franz e la "nostra" (nel senso che è torinese) Luciana Littizzetto. con Bertolino c'era stato un precedente contatto email; ci ha salutate e si è aggiunto ai nomi celebri della nostra raccolta firme, così come gli altri. Ballantini si è accorto che non siamo fedelissime di Striscia perché gli abbiamo proposto di portare il tapiro a Bondi (siamo delle deficienti, diciamolo); ad Ale & Franz abbiamo chiesto di aderire allo sciopero a staffetta (sai che colpaccio?), ma non ci hanno prese troppo sul serio; con la Littizzetto si è parlato di uno spazio nel suo programma radiofonico (tra parentesi, ha un fidanzato simpaticissimo). c'era anche coso - come si chiama - dai, quello del raccordo anulare, però quello vero - ho un'amnesia - ecco: Venditti. però non è passato per la nostra strada.

21 novembre 2005

eventi della serata

innanzitutto abbiamo finalmente potuto abbracciare Alfonso Antoniozzi, più bello ed elegante che mai, e scambiare con lui quattro chiacchiere prima dell'evento della serata; visto che si fermerà parecchio qui da noi, lo attendiamo al camper per offrirgli, ogni volta che lo vorrà, un sontuoso té senza pasticcini.

l'evento della serata era un gala per la giornata internazionale dell'infanzia, che ci ha fruttato fra l'altro le preziose firme di Angelo Branduardi, Daniela Dessì, Fabio Armiliato e dell'on. Leo. nel tardo pomeriggio ci è giunta una soffiata secondo la quale il gala sarebbe stato aperto da un breve discorso nientepopodimenoché del nostro ministro Buttiglione; abbiamo perciò improvvisato un biglietto per lui scritto a mano sul retro di un volantino, sedotto a battiti di ciglia due o trecento uomini della security, acchiappato al volo una telecamera di teleSette (grazie fabio!), arruolato il marito di chiara in guisa di fotografo, ed infine consegnato il nostro messaggio direttamente nelle mani del destinatario (fra un volantinaggio, una raccolta firme e un'intervista rilasciata di rapina sempre a teleSette, perché noi siamo donne moderne e multitasking). molto gentilmente il ministro è tornato indietro ed è rimasto a parlare con noi per diversi minuti, durante i quali ci ha assicurato che il suo sforzo per ridurre ancora il taglio del FUS non è terminato, che prevede un'ulteriore riduzione al ritorno della legge alla camera, che si sta impegnando per trovare quello che manca (con le fondazioni bancarie, se ho capito bene), e naturalmente che il sistema necessita di una razionalizzazione da concertare con l'ANFOLS e i sindacati. già già.
il nostro biglietto era scritto a mano, in copia unica e perciò non riproducibile; ma in esso dichiaravamo senza esitazioni che qualunque riduzione del FUS è da ritenere inaccettabile, e che non ci fermeremo.





20 novembre 2005

nuove adesioni

aderiscono al digiuno a staffetta:

Beatrice Bruni
Massimo Carmignani
Francesca Rubino
Enrico Rinfreschi
Lorenzo Tesi
Rosa Ilia Guajardo Uribe
Alberto Trivero
Sara Trivero
Enrico Benso
Gianni Benuzzi
Luca Arnaud

19 novembre 2005

lettera inviata a 5 giornali spagnoli e cileni

dopo il volantino trilingue, la lettera in spagnolo; seguirà appello agli europarlamentari redatto in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, svedese e finlandese. non scherzo.

Italia es la cuna de la grande música y en modo particular de la lírica. Esto aprendí en la escuela, leí en los libros, viví cada día. Ahora en Italia la lírica muere: por decisiòn del gobierno de Berlusconi, un empresario que hace vanto de no haber jamás escuchado una opera lírica o una sinfonía: son demasiado aburridas, como él mismo afirma. E igual lo piensan sus compañeros de ignorancia, aunque sean ministros y subsecretarios de su gobierno.

La ley de presupuesto que el Gobierno de Berlusconi acaba de promulgar, entre otras burradas, exime a la Iglesia del pago de contribuciones por sus actividades comerciales: librerías (y no solamente religiosas), hoteles, cafeterías, fabricación de "recuerdos" y santitos, centros de recreación. Y como cuando la frazada es corta, no puede alcanzar para taparlo todo, para financiar esta medida se redujeron las ayudas destinadas a los países del tercer mundo desde 500 a solamente 60 millones de euros; y como ésto no bastaba, se redujo de tres cuartas partes el presupuesto para financiar la lírica, la música clásica, el teatro. Si hay quien quiera escuchar a Verdi o a Rossini, que pague todo lo que cuesta realizar un espectáculo de grande música... y si la gente no puede pagar, ¡que se cierren no más los teatros!

En Torino, donde hay un teatro lírico - el Teatro Regio - que existe desde hace tres siglos, donde por primera vez en Italia se estrenaron las obras de Mozart, su coral comenzó ya son quince días una huelga de hambre, turnándose pequeños grupos de artistas. Recibieron solidariedad de todos los sectores culturales, de la magistratura, de los políticos de la oposición, de personas grandes y desconocidas, de los trabajadores más humildes, de los inmigrantes (pero no de la Iglesia romana, contenta de los nuevos privilegios adquiridos que se suman a los muchos que ya tiene). Todo es inútil. ¡Qué se cierren no más los teatros! No son business, para Berlusconi.

Entonces nos dirigimos a Europa, nuestra patria común, pidiéndole su solidariedad y su ayuda: que todo el mundo sepa lo que está ocurriendo en Italia, que todo el mundo sepa que en aquel infeliz País hay un gobierno empeñado en ahorcar la cultura.

Alberto Trivero

notizie dal presidio

alternanza fra le digiunanti: sono tornate a casa manuela, dopo 5 giorni di digiuno, e la vostra umile redattrice dopo 7 giorni. hanno preso il nostro posto roberta e laura. la raccolta firme procede; saremo presenti anche agli spettacoli di domani sera e lunedì sera (occasione in cui speriamo di incontrare bertolino e la littizzetto).

le letteronze

il nostro movimento spontaneo non ha un nome; a volte ci interpelliamo con simpatici nomignoli, tipo "jervoline" (troppo lungo da spiegare) o "sorelle vagabonde" (e qui il riferimento alle streghe del macbeth è evidente); ma potremmo anche definirci "letteronze", vista la quantità di missive che mandiamo in giro per il mondo.
le ultime fatiche di chiara, detta anche il leopardi de noantri, sono: una lettera alla grandissima Mirella Freni

Cara Signora Mirella,
sono una delle tante artiste del coro che spesso ha incontrato dietro le quinte del Teatro Regio di Torino. Ho sempre ammirato profondamente la sua modestia e semplicità e ogni volta che ne ho avuto l’occasione l’ho ascoltata con attenzione, per cercare di carpirle qualche segreto, per scoprire da dove viene la magia che trasmette con la sua voce. Ricordo le recite della Boheme del centenario. Mi fermavo ogni sera sino alla fine dell’opera e ogni sera piangevo alla morte di Mimì. Ogni volta mi sono ritenuta una persona fortunata. Fortunata di averla potuta sentire da vicino, fortunata di aver potuto godere del suo canto e fortunata di fare il lavoro che faccio con passione e umiltà.
Purtroppo in questi giorni in teatro si vive un’atmosfera tesa e di angoscia. A causa dei tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo previsti dalla finanziaria, che vanno ad assommarsi ai tagli già messi in atto ogni anno ormai da cinque anni, i teatri lirici del nostro Paese rischiano in un primo tempo la riduzione dei titoli in cartellone e del numero di recite, e poi la chiusura. Immagino che ciò sia anche per lei fonte di grande dolore .
A Torino già quest’anno, come conseguenza dei tagli inferti in precedenza, “La Tempesta” di Purcell/Galante non potrà essere rappresentata nella forma scenica prevista ma solo in forma di concerto. La mancanza di fondi ha reso necessario questo espediente per risparmiare sulle prove di scena e sul costo dei costumi e delle scenografie.
La drammaticità della situazione ha indotto me e gran parte delle mie colleghe a dichiarare uno sciopero della fame seguendo l’esempio di un collega del Maggio Musicale fiorentino, Claudio Fantoni. Ormai questa forma di protesta si è estesa a molti teatri italiani. Vi hanno aderito oltre a Firenze e Torino, anche Milano, Napoli, Bologna, Catania, Trieste e ogni giorno la lista dei digiunanti si allunga sempre più. Ne fanno parte anche personalità non strettamente legate al mondo del teatro . Non vogliamo che i teatri muoiano, non solo perché 200.000 lavoratori altamente specializzati perderebbero il proprio posto di lavoro, ma anche perché tutti i cittadini italiani perderebbero una parte importante della loro cultura e della loro identità. Abbiamo scritto ai giornali, abbiamo scritto al Presidente della Repubblica, e stiamo lottando strenuamente perché ciò non accada, perché i nostri sogni non si dileguino come quelli di Rodolfo, anche perché a noi non sono gli occhi belli di Mimi a rubarli bensì le mani lunghe di veri ladri. Lei sa quanti sacrifici richiede la nostra professione, quanto studio, quanta passione, quanta abnegazione. Lei sa che la nostra professione non è solo il nostro lavoro ma la nostra vita. Non vogliamo che ce la portino via.
Mi creda, non la disturberei se la situazione non fosse davvero grave.
Qui a Torino abbiamo installato un presidio permanente fuori dal teatro e stiamo raccogliendo le firme di solidarietà della cittadinanza. Stiamo anche organizzando concerti gratuiti e manifestazioni di ogni tipo per sensibilizzare l’opinione pubblica. Non è certo la creatività che ci manca. Purtroppo però ci sembra di lottare contro i mulini a vento e in certi momenti la disperazione prende il sopravvento.
So di rattristarla con questa mia lettera e mi dispiace, ma lo faccio perché credo che una sua presa di posizione potrebbe avere una certa rilevanza a livello anche internazionale, perché se l’Italia vorrà davvero buttare a mare secoli di storia e di cultura non potrà non vergognarsene di fronte al mondo. Ci piacerebbe se lei potesse venire a trovarci anche se sappiamo che ciò sarà difficile. La sua partecipazione a qualcuna delle nostre manifestazioni è qualcosa in cui non osiamo neanche sperare perché immaginiamo che lei abbia innumerevoli impegni. Un suo cenno di solidarietà però ci sarebbe estremamente gradito e ci aiuterebbe a continuare la nostra lotta con ancor più fervore.
Grazie per l’attenzione che mi ha prestato e soprattutto per le emozioni che mi ha sempre regalato con la sua voce,

Chiara Lazzari

ed una al duo Suozzo-Stinchelli:
come saprete, i tagli previsti dalla finanziaria al fondo unico per lo spettacolo rischiano di far saltare parecchie stagioni liriche italiane e mettono a rischio la sopravvivenza stessa dei teatri. sono sorte molte iniziative di protesta, quella che lega e accomuna un po' tutti i teatri italiani è quella dello sciopero della fame, iniziato a firenze da claudio fantoni e dilagato un po' in tutti i teatri (Torino, Milano, Roma, Napoli, Trieste, Bologna, Catania), al quale hanno aderito anche personalità politiche e non solo musicali.
a torino abbiamo allestito un presidio permanente dietro al teatro, stiamo raccogliendo firme e cerchiamo di sensibilizzare l'opinione pubblica (vi segnalo il nostro blog http://laterradeikaki.blogspot.com/). siamo state ospiti di chiambretti a markette per perorare la nostra causa e anche costanzo ci ha dedicato un po' di spazio nella sua trasmissione mattutina..
il 25 novembre, giornata di sciopero nazionale, eseguiremo il requiem di mozart (ingresso gratuito). abbiamo scritto al presidente della repubblica e anche alla signora Freni (vi mando le lettere in allegato). siamo disperate e soprattutto ci sentiamo sole. volete aiutarci?
grazie
chiara

appelli europei

qualche giorno fa abbiamo inviato un appello via e-mail a diversi parlamentari europei. ieri sono arrivate le prime risposte (positive, peraltro): Patrizia Toia e Giovanni Berlinguer. evviva.

ancora lettere

siccome la solidarietà non è mai abbastanza, siamo liete di quella manifestataci dal sito di Turisti per caso, che ha pubblicato una lettera di manuela.

fresche (o quasi) di stampa

l'annunciata pubblicazione di una lettera di pierina sul settimanale Diario non era avvenuta la scorsa settimana, a causa dello sciopero dei giornalisti. la lettera è uscita sul numero in edicola da ieri.
la nostra iniziativa è stata anche citata da Alessandra Montrucchio nella sua rubrica "Cattive ragazze" su Torino Sette, in edicola ieri con La Stampa;

Cattive ragazze
di Alessandra Montrucchio
18 novembre 2005

Se dico BOLLE, a cosa pensate? Alle mille bolle blu? Sbagliato. Al giorno d'oggi, chiunque nel mondo senta dire BOLLE capisce ROBERTO. Uno dei migliori ballerini del nostro tempo.
Roberto Bolle è una gloria piemontese: è di Casale Monferrato. Ma visto che il balletto, in Piemonte, non se la passa troppo bene, Bolle è «primo ballerino étoile» della Scala di Milano.
Fortuna che ogni tanto torna al di qua del Ticino. Ci è tornato da poco, per ballare «L'Histoire de Manon» al Teatro Regio di piazza Castello. E la Bionda e la Bruna l'hanno visto.
Lo sapete: le Spies adorano andare al Regio. Quel teatro titilla il loro senso estetico e un qual certo amore per le cerimonie che hanno il gusto della tradizione. Indossare gli orecchini della nonna che stanno sempre nel cassetto. Sentirsi accarezzati dal velluto rosso del teatro. Ascoltare l'orchestra che accorda gli strumenti, guardare la luce ridursi a una costellazione di stelle tremule prima di spegnersi.
Ma anche andare al bar nell'intervallo, scambiarsi commenti sulle donne: la bambina che esibisce lo chignon come se nessun altro studiasse danza, la madama a disagio nel vestito da sera... andare al Regio è bellissimo. Se poi c'è un balletto con Roberto Bolle, è una festa. La Bionda e la Bruna quasi non respiravano mentre lo guardavano, non volevano spezzare l'incantesimo. Perché non bastano anni di fatica e sacrifici, per ballare così. Ci vuole un dono.
Davanti a loro sedevano quattro adolescenti. Parevano sensibili alla bellezza di Bolle più che al mistero di un uomo che riesce a vincere la forza di gravità, ma cosa importa?
Grazie a lui hanno scoperto la danza, il teatro, e forse la danza e il teatro diventeranno per loro quello che, in Italia, sono per pochi: eventi normali, come un film al cinema. E se per loro, e per altri, il teatro la danza il cinema i libri l'arte diventeranno pane quotidiano, forse chi decide come spendere le nostre tasse capirà che la cultura è una risorsa: umana, vitale, turistica e perfino economica.
Fuori dal Regio era appeso un lenzuolo che annunciava lo sciopero della fame di alcuni dipendenti del teatro contro i tagli allo spettacolo. Prima del balletto, al riguardo è stato letto un comunicato. Il pubblico l'ha applaudito. Roberto Bolle ha dimostrato che cosa potremmo perderci, se la cultura venisse «tagliata». Perciò: grazie.

inoltre abbiamo distribuito volantini e raccolto firme in occasione di una proiezione del Festival del Cinema, ed anche questo non è sfuggito alla cronaca.
sempre in tema cinematografico, l'altroieri al Festival del Cinema è stato proiettato il film di Tonino De Bernardi "Passato Presente - Angeli laici cadono", in cui la nostra vicenda trova uno spazio importante grazie alla presenza di manuela. proprio la parte che ci riguarda verrà trasmessa stanotte a Fuori Orario, su raiTre, tra le 4 e le 5 (mica vorrete perdervelo?!?). lo stesso Tonino ci ha fatto delle riprese all'interno del camper e le manderà a Blob (sì, proprio quello), e dulcis in fundo ha aderito al digiuno a staffetta, la cui lista è ora aggiornata.

un concerto gratuito per manifestare contro il taglio del FUS

venerdì 25 novembre, alle 20,30 presso il Teatro Regio di Torino, eseguiremo il
Requiem K626 di W. A. Mozart

Sylvie Valayre, soprano
Claudia Nicole Bandera, mezzosoprano
Mark Milhofer, tenore
Michele Pertusi, basso

Corrado Rovaris, direttore
Claudio Marino Moretti, maestro del coro

Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino

ingresso gratuito


la serata avrà il patrocinio delle sigle sindacali, e rientra nelle manifestazioni collegate alla giornata di sciopero generale.
tralascio qui le difficoltà che abbiamo incontrato nell'organizzare questo concerto; vi dico solo che speriamo in una partecipazione esagerata.

18 novembre 2005

si estende il diguno a staffetta di torino

il nostro elenco di partecipanti non è per ora nutrito come quelli di firenze e napoli, ma speriamo prima o poi di uguagliarli! per il momento hanno aderito al nostro digiuno a staffetta

Davide Livermore, regista
Santi Centineo, scenografo
Carlo Negro, pianista
Roberta Cortese, attrice
Luigi Chiarella, attore
Giancarlo Judica Cordiglia, attore
Lorenzo Fontana, attore
Olivia Manescalchi, attrice
Maria Grazia Solano, attrice
Elena Pugliese, scrittrice
Sara Orsenigo, danzatrice
Alessandra Tomassini, attrice
Emanuele D'Aguanno, cantante
Marco Monfredini, regista teatrale-attore
Claudia Novaretto, attrice
Serena Bavo, attrice
Fabio Palazzolo, regista teatrale -attore
Nunzio Valente, attore
Tonino De Bernardi, regista cinematografico
Jean Reno, attore cinematografico e regista teatrale
Marco Tutino, compositore e direttore artistico del Teatro Regio di Torino
Claudio Marino Moretti, direttore del Coro del Teatro Regio di Torino
Roberto De Candia, cantante lirico
Marco Ricagno, cantante lirico
Paolo Ricagno, regista

ed inoltre:

Felicina Biorci
Angelo Perez
Salvatore Perez
Maria Luisa Pera
Rossella Perez
Daniele Caccherano
Andrea Biondello
Monica Durigon
Andrea Porcellana
Elena Cebrelli
Beatrice Bruni
Massimo Carmignani
Francesca Rubino
Enrico Rinfreschi
Lorenzo Tesi
Rosa Ilia Guajardo Uribe
Alberto Trivero
Sara Trivero
Enrico Benso
Gianni Benuzzi
Luca Arnaud
Marisa Mazzi
Tito Piraino
Gabriele Piraino
Gianni Sacchetto
Marco Massaglia
Mario Brusasco
Andrea Chiellini

abbiamo bisogno di estendere ancora questo elenco, e perciò invitiamo tutte le persone (artisti e no) che intendessero aderire a contattarci presso laterradeicachi@gmail.com.

17 novembre 2005

siamo tutti sull'Observer

Opera downsizes as Italy's divas go on hunger strike - Singers and staff take drastic action in protest at budget cuts
Barbara McMahon in Rome
Sunday November 13, 2005, The Observer
Opera lovers in Italy this season may notice something different about the performers. Many of them are looking distinctly svelte after going on hunger strike to protest about proposed cuts to the country's arts budget. Living on only water, fruit juice and coffee, singers' weights have shrunk.Barbara Vignudelli, a soprano at the famed La Scala opera house in Milan, has had no solid food for two weeks. 'I feel OK, but I'm dreaming of a mortadella sandwich,' she said. 'I'm doing this to try to shame our politicians. We have one of the most important cultural heritages in the world - it will be a disaster for Italy if these cuts are implemented.'Prime Minister Silvio Berlusconi's coalition government has proposed a 35 per cent cut to state funding for the arts - from €464 million to €300m - in the 2006 budget as part of financial measures aimed at reducing Italy's annual deficit, which is above levels permitted by the EU.The proposal has caused outrage. Critics say it could force Italy's 13 opera houses to cut performances and that some of the smaller historic theatres, heavily dependent on government subsidies, may have to close.Prestigious events like the Venice Film Festival would be in danger, along with thousands of jobs. Last month cinemas and theatres across Italy staged a one-day strike in protest at the plans, with the film industry association Anica calling the funding crisis 'an attack on citizens' fundamental right to culture'.Culture minister Rocco Buttiglione has threatened to resign over the matter, while opera singers and others in Italy's theatrical world came up with the idea of hunger strikes. Some people have gone on rotational one-day strikes, while others such as Vignudelli starved themselves for two weeks. She is also angry that Berlusconi claims La Scala employs too many people.Vignudelli has lost 13lb. 'I am a person who is healthy and takes care of herself, so to do this is difficult,' she said. 'But it shows how strongly I feel.'Soprano Manola Colangeli from the Teatro dell'Opera di Roma has just endured a 10-day fast and has lost 12lbs. 'It was difficult, especially when I walked past the bar in the theatre every day and smelled coffee,' she says. 'I've stopped now because I was getting really weak and it affects the voice.'Baritone Claudio Fantoni, who sings in the chorus of Florence's Maggio Musicale, lived on three cappuccinos a day for two weeks. He believes the funding crisis is politically motivated ahead of April's national elections. 'I think the government is ready to sacrifice the performing arts sector because it is not strategic for electoral purposes,' he said.In Turin nine members of the local opera have been drinking only coffee and employees of opera houses in Bologna and Catania have also joined in the protest. Other participants in the rotational fasting include orchestral musicians and conductors, presidents of theatres and the artistic directors of many of Italy's cultural associations.The proposed cuts to arts funding are part of an €11.5 billion budget reform now making its way through the Italian parliament. A decision will be known by the end of the year.

16 novembre 2005

napoli... milionaria!

i colleghi di napoli ci scrivono nei commenti:
Nichi Vendola, il governatore della Puglia, ha aderito allo sciopero della fame per protestare contro i tagli al Fus, insieme a lui l'assessore Teresa Armato e politici di schieramento opposto, Bianco di FI e Schifone di AN, il giornalista Stefano Valanzuolo e il regista Daniele Abbado. In teatro si sono associati alla protesta il direttore generale Mariano Apicella, il direttore del personale Marco De Rosa,Allessandro Bonelli e Florance Forin (segreteria artistica), Emanuela Spedaliere(direttore sponsoring), Ghia Tedeev (Rsu UGILCOM), Raffaella Tramontano(ufficio stampa).

il tour dei diritti

ieri sera abbiamo presenziato al tour dei diritti promosso dal SIAM, il sindacato musicisti, dove caterina ha letto il seguente comunicato:
Siamo un gruppo di Coriste del Teatro Regio, dal 21 ottobre scorso abbiamo intrapreso lo sciopero della fame come estrema forma di protesta contro l'ennesimo gravoso taglio degli stanziamenti statali per cultura e spettacolo, taglio che rischia di portare alla chiusura o alla grave riduzione delle attività la maggior parte dei teatri e delle realtà musicali italiane.
In tutta italia ormai 200 persone stanno attuando questa forma di protesta, e per sensibilizzare il pubblico e i cittadini, nel nostro presidio permanente presso il teatro, abbiamo anche organizzato una raccolta firme (simultanea anche in altre città), volta ad ottenere lo strumento numerico per dimostrare a tutta la vita politica italiana e piemontese che siamo in tanti, non solo gli addetti del settore, a volere uno stato libero di fruire di musica, teatro, danza, arte sotto ogni forma, senza che questo patrimonio diventi esclusiva di un'elite di persone che puo permettersela, senza che l'arte diventi un prodotto di nicchia.
A questo scopo stiamo cercando di organizzare anche delle giornate di musica e spettacolo gratuite per la cittadinanza, all'interno del teatro regio ma anche in altri spazi culturali e strutture, ed infine anche per strada. Cori d'opera, sinfonie, gruppi da camera, svariati generi musicali, prosa, danza e cinema. La finalità di queste manifestazioni dovrebbe essere quella di generare per la gente una nuova consapevolezza, una nuova visibilità sul nostro lavoro, mostrando le mille difficoltà, ma anche il grande fascino della nostra professionalità, di far comprendere che l'artista è come gli altri un lavoratore al servizio della comunità e per questo ha gli stessi diritti e doveri degli altri lavoratori, quindi la cultura non puo essere considerata uno spreco, un superfluo.
Vorremmo riuscire a creare per quest'occasione, in questo momento di difficoltà comune, un fronte omogeneo di settore artistico-culturale torinese, coinvolgendo TUTTE le compagnie, tutti i musicisti di libera professione e le strutture stabili per dimostrare che la vita culturale della nostra città non è divisa al suo interno, sfilacciata quindi debole, ma unita e forte nel chiedere il rispetto dei suoi diritti e il reintegro dei suoi già fin troppo ridotti fondi.
Ci potete trovare 24 ore su 24 al nostro camper della protesta sul retro del teatro all'angolo con via Verdi.
grazie

15 novembre 2005

risponde la redazione di Fabio Fazio

l'inarrestabile manuela ha scritto a Fabio Fazio. ecco la risposta della redazione di "Che tempo che fa":
----- Original Message -----
From: Che tempo che fa
To: MANUELA.xxxxxxx@xxxxxxxx.IT
Sent: Monday, November 14, 2005 5:08 PM
Subject: Re: sciopero della fame a Torino
Cara Manuela,
ti chiediamo scusa per il ritardo con cui ti stiamo rispondendo, ma puoi immaginare come in una redazione televisiva rispondere a tutte le mail che arrivano richieda un pò di tempo.
Che dire, se non che tutto lo staff di Fabio Fazio è vicino a te e alle tue colleghe che hanno preso parte allo sciopero della fame. Facendo parte anche noi dei lavoratori del mondo dello spettacolo - anche se ovviamente siamo consapevoli di appartenere ad una categoria privilegiata - non possiamo che essere solidali con voi e appoggiare la vostra iniziativa. Hai proprio ragione quando sostieni che il grado di civiltà di un Paese si misura anche dal suo patrimonio culturale, e quello che molti chiamano "superfluo" è invece estremamente importante: se l'arte è un riflesso di ogni civiltà, si può parlare di un paese civile laddove essa viene bistrattata?
Da parte della redazione e di Fabio Fazio vi facciamo i nostri migliori auguri e vi invitiamo a tenerci aggiornati.

Un caro saluto

La redazione di "Che tempo che fa"

aderisce anche Trieste

Noi, dipendenti della Fondazione Teatro Verdi di Trieste, nell’ambito delle numerose iniziative intraprese in tutto il territorio nazionale dalle diverse componenti del mondo dello spettacolo in segno di protesta contro il taglio del FUS operato dalla Finanziaria 2006, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per quello che consideriamo il colpo di grazia definitivo inferto ad un sistema già agonizzante.
Quale reazione forte di sdegno aderiamo allo sciopero della fame a staffetta, già proclamato dai dipendenti delle altre Fondazioni Lirico Sinfoniche e destinato a durare fino al varo definitivo della Finanziaria, nell’intento di richiamare il governo al senso di responsabilità civile ed ottenere il ripristino integrale del FUS.
12 novembre 2005

14 novembre 2005

RACCOLTA FIRME

forse non l'ho sottolineato abbastanza: abbiamo iniziato da qualche giorno una raccolta firme contro i tagli alla cultura. finora l'abbiamo fatto allestendo un tavolo all'entrata e all'uscita delle rappresentazioni di balletto (nonché mantenendo lo stesso tavolo disponibile 24 ore su 24 al presidio), ma presto cercheremo di estendere la nostra azione ad altre istituzioni concertistiche e culturali. lo spirito della raccolta firme, citando una mail di caterina, è pressappoco questo: con le raccolte di firme si fa una pressione elettorale su ambo le parti, che le firme siano vidimate o no, e che sia il governo attuale sia quello che vincerà a marzo possono IN QUALSIASI MOMENTO promulgare una legge o un decreto (tipo l'Asciutti sciagurato dell'anno scorso, quello delle assunzioni) che reintegri i soldi mancanti al fus o anche solo ai teatri lirici quindi NON E' PER NIENTE TUTTO PERDUTO o meglio abbiamo in parte perso sul taglio della finanziaria ma subito dopo se vogliono possono reintegrarci anche più soldi di quelli che hanno tolto. per questo bisogna raccoglierle fino alla fine dell'anno solare e poi contarle con le altre città e cominciare di nuovo a scocciare chiunque!!
forse siamo velleitarie, ma ci proviamo, ed invitiamo anche i colleghi degli altri teatri a farlo.
il marito di chiara ha composto per noi una bella locandina:


(clicca sull'immagine per ingrandire)

su Avvenire

manuela ha scritto ad "Avvenire", e la sua lettera è stata pubblicata il 4 novembre (si vede che sono un po' indietro coi compiti?):


IL DIRETTORE RISPONDE

Finanziaria: quanto valgono arte e cultura

Manuela Giacomini

Caro Direttore,
nel nome del quotidiano "Avvenire" è già racchiuso un messaggio di speranza, mentre oggi io sento solo un forte senso di angoscia. Ho molta paura di quello che verrà domani. Mi è stato fatto un grande dono, e dopo anni di seri studi e sacrifici ho raggiunto quello che per me era un grande traguardo: diventare una cantante lirica e vivere onestamente del frutto del mio lavoro. Adesso, o dovrei dire per ora, lavoro come artista del coro al Teatro Regio di Torino, e come me tanti altri: siamo 350 circa fra coristi, orchestrali, macchinisti, sarte, truccatrici. Siamo le maestranze dello spettacolo, siamo il cuore della grande macchina che tiene in vita la memoria storica musicale di un intero Paese che ormai troppo spesso si dimentica del proprio immenso patrimonio culturale. Trovo devastante che nessuno ci consideri. Si parla solo degli sperperi, dei compensi da favola, di amministrazioni ladresche, ma noi semplici lavoratori che cosa c’entriamo? Stanno facendo di tutto per chiudere questi teatri. Ogni giorno compro i giornali sperando di leggervi qualche autorevole protesta contro questo imminente disastro, ma siamo purtroppo invisibili. Parlatene voi, vi prego. La Chiesa ha da sempre riconosciuto il valore dell’arte, addirittura sono stati i sagrati i primi luoghi della rappresentazione teatrale. I grandi Papi della storia commissionavano opere a Michelangelo, a Caravaggio, a Pontormo, i cui capolavori sono una gioia non solo per gli occhi ma anche per l’anima. E come non ricordare la profondità spirituale delle note di Palestrina, come non immaginare il giovane Mozart che nella Cappella Sistina ascolta il "Miserere" di Allegri e ne riceve un’impronta indelebile... Sono solo un’artigiana dell’arte, la semplice corista di un teatro, però sento una grande responsabilità perché insieme ad altri 200mila lavoratori contribuisco alla rappresentazione di un’opera che è il frutto di doni divini. Si può permettere che questi frutti siano considerati obsoleti? Inutili? Frivoli? C’è qualcosa di sciocco quando in una cantata di Bach percepisco la dimensione trascendente della nostra vita? Quando nelle "Nozze di Figaro" ascolto il Conte chiedere perdono alla moglie offesa piango, perché in quel pentimento sento il paradosso insito nell’essere umano, la contraddizione di sentimenti che ti fa sbagliare e poi capire. Dobbiamo negare a tutti l’emozione che si prova all’inizio del "Deutsche Requiem" di Brahms, quando il suono di pochi strumenti nasce dal nulla e si dilata in una successione di battute che non danno spazio a null’altro se non a un momento magico e perfetto? Perché se l’uomo è debole per definizione, l’arte è veramente perfetta! Non lasciateci a combattere da soli.


I contestati tagli della Finanziaria al Fondo unico per lo spettacolo e le esternazioni del premier circa i presunti sprechi della Scala – il più illustre dei teatri lirici italiani, fiore all’occhiello della nostra cultura nel mondo – hanno in qualche misura acceso i riflettori della pubblica attenzione sulla situazione dei lavoratori del settore musicale, persone la cui carriera è sempre il punto d’arrivo di un tirocinio severissimo – fatto innanzitutto di talento, ma anche di studi, di sacrifici, di applicazione – come lei stessa ci conferma. Capisco la sua tristezza per uno scenario – mi si passi l’immagine appunto teatrale – che s’è fatto complicato e inquietante, quando non avvilente, lasciando intravedere – nella generale gestione di un patrimonio strategico quali i beni culturali – una certa deriva che il pur volenteroso impegno del ministro Buttiglione non basta, per ora, a scongiurare. Una deriva dalle molte cause, tempestosa, dove la fragile zattera del nostro teatro di prosa e lirico appare sballottata tra flutti perigliosi: le ristrettezze di bilancio, la «rivolta» delle maestranze, l’improvvida litigiosità dei politici che siedono nei consigli d’amministrazione a rappresentare le istituzioni. Ma sono certo, cara Manuela, che questi argomenti negativi non basterebbero comunque a scoraggiare una persona "vocata" all’arte quale senz’altro lei è. Forse ciò che più la ferisce è l’insensibilità; lei paventa il timore che nella confusione e nel «disastro» del presente vada smarrita la ricchezza del passato, quella bellezza che è il retaggio di una grande scuola, di una tradizione culturale nobile e somma, che ogni Paese ammira e ci invidia. In fondo le sue parole così delicate, e quasi spirituali, certo accorate, sono la riprova che la musica – come scrisse Baudelaire – è davvero «il linguaggio caro alle anime profonde». Avvenire continuerà a seguire la vicenda e le sorti dei nostri enti lirici e musicali, come del resto ha sempre fatto, soprattutto in considerazione del valore di quest’arte meravigliosa, di cui la Chiesa è stata – ed è – patrona; un’arte – la musica – che non a caso è stata levatrice di luminose figure di artisti e di credenti, basti ricordare tra i vicini Luciano Chailly e Carlo Maria Giulini, da poco scomparsi, che hanno saputo deliziarci – oltre che con le note – anche con intuizioni e parole illuminanti. La bellezza non è frivola, ma è certamente fragile. Richiede memoria e tutela, responsabilità alle quali – per quanto ci compete – non ci sottrarremo, unendoci al coro di chi ha a cuore questi «doni divini». La saluto con ammirazione.

da Il Manifesto del 10 novembre

norma rangeri nel suo spazio di critica televisiva:

VESPRI
Bondi ama le markette (ma senza il k)
NORMA RANGERI
Sulle note delle Streghe del Macbeth, cantate dal coro del teatro Regio di Torino, compaiono sullo schermo, a caratteri cubitali, i nomi dei principali teatri italiani, accompagnati dai tagli della finanziaria (Carlo Felice: -5,9 milioni. Fenice: -7 milioni. Arena: -6 milioni...). Cifre drammatiche ma virtuali, almeno a sentire «la voce del Cavaliere», appellativo riservato da Piero Chiambretti a Sandro Bondi, ospite di Markette (La7, martedì, mercoledì e giovedì, 23,30). «Non sono ministro della cultura, ma Buttiglione e Forza Italia faranno ogni sforzo per mantenere i livelli di finanziamento se non di più». Bondi è in tv per pubblicizzare il suo libro (Civiltà e amore), ma l'introduzione birichina non lo ha messo di buonumore. E' un incontro tra il virus (della satira) e l'anticorpo. Chiambretti parte in quarta («lei la paga l'Ici?»), e lancia un video canzonatorio sui preti che non pagano la tassa sulla casa («fatti prete! lasciati consigliare da uno che ha le zie suore»). Bondi protesta («se avessi saputo che l'intervista era di questo genere non sarei venuto, non sono qui per parlare di politica ma solo del mio libro»). E' chiaro: il fido consigliere dell'onorevole Bondi, quello che ultimamente si è manifestato con perentorie recensioni di RockPolitik, non ha provveduto a informare il capo che Markette è scritto con il «k» perché in cambio della pubblicità al libro si paga il prezzo di essere presi un po' in giro. Niente a che vedere con il marchettismo della televisione blasonata e riverita. Bastava spiegarli questa differenza per evitargli lo choc di trovarsi in un programma dove il salottino di Porta a Porta è solo un fac-simile dove si vanno a sedere, rigorosamente, donne in gamba come Linda Santaguida (vedi alla voce Briatore).

Comunque, alla fine, si parla del suo libro. Bondi attacca con sperticati complimenti alla sensibilità femminile, prosegue con un «viva le donne che sono l'emblema della conciliazione, dell'ascolto, dell'amore anche verso l'avversario». Dunque un esempio da seguire: destra e sinistra dovrebbero imparare collaborare per risolvere i problemi più importanti. La Grande Coalizione? «Decisamente» conferma Bondi. E meno male che non voleva parlare di politica.

Le incursioni corsare di Chiambretti (e dei suoi sagaci autori) continuano a macinare ottimi ascolti (superiori alla media della rete). Il markettismo salace e senza veli, abile a mescolare il sedere di Magda Gomes con le nudità delle Mademoiselle d'Avignon di Picasso, regala scampoli di televisione omnibus, dove salgono travestiti soavi (Marco Eugenio che veste i panni dell'annunciatrice perfetta) e mascheroni mostruosi (Costantino con il collant), cantanti giovani e sconosciuti (ospitati senza farlo pesare), scrittori, politici. Un appuntamento molto frequentato (a cominciare da Romano Prodi che ha tenuto a battesimo la nuova edizione).

13 novembre 2005

venezia

http://www.agenews.it/stampa-notizia.php?c=36&in=27837
Veneto 11/11/2005 - 20:20
VENEZIA: 'VA PENSIERO' INTERROTTO PER PROTESTA CONTRO LA FINANZIARIA(AGE) VENEZIA -
Il coro del Nabucco strozzato a meta', con una voce fuoricampo a spiegare ''Ci interrompiamo esso, per non tacere per sempre''. Il sindaco Cacciari in scena con il sovrintendente Vianello, ad informare il pubblico sulle conseguenze nefaste sulla stagione 2006 dei tagli del Fus. Unintervento registrato del regista Pier Luigi Pizzi contro ''l' insensata cecita' di chi ci governa che sta distruggendo il patrimonio culturale italiano''. Questo il fuoriprogramma di stasera della Fenice di Venezia, prima che si aprisse il sipario su ''La Juive'' di Halevy, opera cheinaugura la nuova stagione. Applausi di solidarieta' dell' elegante pubblicodella serata, gia' accolto all' ingresso del teatro da alcuni eloquenti striscioni affissi dai lavoratori: ''1966 il fuoco ha fallito - si leggeva su uno di quelli esposti sulla facciata del teatro ricostruito dopo l'incendio di quell'anno - 2006 il governo ci e' riuscito''.
(AGE) RED-CENT© Age - Agenzia Giornalistica Europa

La Fabbrica del Programma dell'Unione

trovo sulla rete e senz'altro incollo:
Bologna 9 novembre 2005
La Fabbrica del Programma dell'Unione
giornata dedicata ad ascoltare contributi sul tema spettacolo e cultura, coordinata da Romano Prodi.

Vi sono stati interventi di istituzioni (Agis, Cinema, Parco della Musica, Siae, Api, Anec), di esponenti di Musica, Prosa, Danza, quindi discografici ed etichette indipendenti, autori, attori, musicisti, musica leggera.Sono intervenuti, come politici, la Melandri, la sen. Franco, la Grignaffini e Andrea Colasio oltre a qualche amministratore locale.Per la musica di maggior riferimento sono stati invitati ad intervenire Badini, Fontana, Van Straten, Trezzini, Vergnano e la sottoscritta. Credo fermamente, e la riunione me lo conferma, che, tralasciando il disastro economico che si è abbattuto sul FUS e che metterà in ginocchio tutti nel 2006, si debba non perder di vista la costruzione del futuro culturale e che si debba partire innanzitutto da un riordino di funzioni e ruolo delle questioni artistiche. Per la musica troviamo il modo di fare proposte che investano la sfera della trasmissione culturale e artistica, del benessere immateriale come irrinunciabile, di una forte immagine del paese del bello, della propria capacità imventiva e creativa. Non caschiamo nella trappola di esser equiparati agli sprechi. Dove davvero ci sono vanno tolte le ragioni di questi sprechi, e chi li fa, specialmente. Ma normalmente il mondo artistico e musicale nel suo complesso non ne è responsabile nè connivente.Senza questi elementi, esposti in modo chiaro, tali da indurre i partiti politici ad adottare seriamente la cultura come fatto primario perchè l' ITALIA NON NE PUO' FARE A MENO, (e non perchè devono accontentare dei piagnistei di esseri privilegiati) NON NE VENIAMO A CAPO. Cerchiamo di preparare un Codice di comportamento utile e vincolante per noi e per il mondo politico, prepariamo una Carta di principi capace di individuare il contesto dell'insieme musicale nei confronti della società e dell'immagine del paese.Come forse avete visto è uscita la tabella C della finanziaria da cui già compare quale sarà il destino del FUS: 385 milioni di euro nel 2006, 300 nel 2007, 300 nel 2008. Passerà senza colpo ferire, visto che il Governo chiederà la fiducia.
Gisella Belgeri

grazie alfonso

come ci segnala giorgia, il grande Alfonso Antoniozzi ha scritto sul proprio sito un bell'articolo riguardante i tagli al FUS. cito la conclusione, in cui parla anche di noi, ma vale la pena di andarselo a leggere tutto.
Un'azione di buona politica, ad esempio, è quella delleSignore Artiste del coro del Teatro Regio di Torino che sono in sciopero della fame da tempo contro questi tagli, che non vedo l'ora di abbracciare e ringraziare personalmente, che ci fanno sentire tutti un po' più orgogliosi di fare questo mestiere, e che ci fanno al tempo stesso anche vergognare un poco di non fare anche noi di più. Sono con voi, siamo con voi.
Grami tempi, però, quelli in cui la difesa del Teatro è derogata alla singola iniziativa di alcune coraggiose signore. Sarebbe più opportuno, e dignitoso, e politicamente lodevole che alzasse la voce chi più potrebbe farsi sentire: dico i Sovrintendenti, Direttori Artistici e Direttori Stabili il cui silenzio, interrotto qua e là da sparuti quanto ossequiosissimi rimbrotti per iscritto al Ministero, ricorda un po' troppo da presso chi alle assemblee fasciste gridava "luce" al posto di"duce"; cioè una forma di dissensino pavida, buona tuttalpiù per gli aneddoti, ma che non cambiava di una virgola il corso degli eventi.


news dal presidio

ieri pomeriggio ci hanno fatto visita l'on. Rosso di Forza Italia (col quale, dobbiamo dirlo, non eravamo d'accordo praticamente su nulla) e il sindaco Chiamparino, che ci ha manifestato una solidarietà un po' generica.
sull'Unità di oggi c'è un bell'articolo incentrato sugli scioperi della fame e in particolare sul nostro; un trafiletto su La Stampa e una citazione in un articolo di Repubblica (entrambi in locale). l'articolo dell'Unità non è (ancora?) online, e non ho tempo di digitarlo: accattatevillo.

grandi notizie....

da napoli.

12 novembre 2005

dall'ansa online

Lissner: la Scala non ha debiti
"E qui si lavora", sottolinea il sovrintendente (ANSA)-MILANO,11 NOV- "Il Teatro alla Scala non ha debiti. Chi dice il contrario dice il falso. Sento dire che alla Scala non si lavora. Questo mi irrita". Lo ha detto in italiano il sovrintendente Stephane Lissner che ha tenuto una conferenza stampa sulla situazione del teatro e sulle prospettive per i prossimi mesi e le prossime stagioni. Lissner ha inoltre annunciato che nel 2007 lascera' la direzione del Festival di Aix-en-Provence per dedicarsi completamente all'attivita' dell'istituzione lombarda.


bravo.

un'altra risposta solidale

siccome nel nostro delirio di onnipotenza abbiamo scritto lettere un po' a tutto il mondo, diciamo da totti al rabbino capo di gerusalemme, non ci poteva sfuggire il comico Enrico Bertolino (se non erro il più recente ingresso nelle liste di proscrizione del cavaliere), cui ha scritto manuela e che ha risposto così:

> Cara Manuela ,
> ricevo e leggo con simpatia mista a indignazione; ovvero simpatia per Lei
> e per la sua giusta recriminazione ed indignazione per la situazione in cui
> la cultura è stata relegata in un paese di banalitY show e di povertà
> intellettuale . Da parte mia cercherò di dare risalto alla sua protesta
> dandone visibilità presso le persone che conosco (a torino Gabriele Vacis mio
> regista ed anche regista lirico, e il settimanale Io donna con il quale
> collaboro da anni ) per il resto le posso dare la mia totale solidarietà,
> anche se non è quella di Celentano o di altri più framosi, sappia che è
> sincera e che condivido i suoi punti di vista , ma non mi rassegno alla
> situazione e cerco ogni giorno di combattere, lo faccia anche Lei , ma
> riprenda a mangiare perchè per combattere ci vuole forza d'animo ma anche
> forma fisica.
> Buona serata
> Enrico Bertolino

11 novembre 2005

concerto di protesta

Questa sera Orchestra e Coro del Maggio e Orchestra della Toscana, direttore Giuseppe Mega, si esibivano insieme al Teatro Comunale di Firenze, in un concerto autogestito ad ingresso gratuito, per protestare contro i tagli al FUS. In programma il Canto del destino di Johannes Brahms e la Sinfonia Eroica di Ludwig van Beethoven.

altri due "eroi" a napoli

a Gianvito e al già noto Mitico si aggiungono LUIGI FERRONE e MARGHERITA DE ANGELIS. appena ho un attimo di tempo conto quanti siamo in tutta italia.

le news

adriana lascerà il presidio questa sera per impegni familiari (perché se no chi la fermava?); le subentrerà cristiana, ovvero la vostra umile redattrice manon. caterina prenderà in mano le redini del blog, col nome di lakmé... sempre se riesco a spiegarle come si fa.
oggi il presidio è stato visitato dall'on. Giorgio Merlo dell'Ulivo, col quale abbiamo avuto una chiacchierata essenzialmente informativa; si mormora che domani verrà qualcuno de L'Unità per realizzare un servizio.
intanto proseguono il volantinaggio e la raccolta firme (non esaltante, a dirla tutta).

le sorelle vagabonde van per l'aria, vanno in onda


le streghette di markette mentre bondi faceva promesse vane e vaghe: noi non ci si credeva.

ultime dal presidio

adriana e patrizia, anziché smettere dopo 6 giorni, hanno deciso di proseguire finché ce la faranno: perciò oggi sarà il loro nono giorno di digiuno. nel frattempo stiamo cercando di allargare il presidio creando una zona "diurna" di fronte al teatro, cioè in piazza castello: sarebbe infinitamente più visibile.
abbiamo organizzato il volantinaggio al pubblico del balletto, e da ieri sera anche una raccolta firme contro il taglio del FUS. per ora è un po' improvvisata, ma miglioreremo.

09 novembre 2005

l'articolo su La Stampa di ieri

08 Novembre 2005

REGIO SOLIDARIETA DELL'EX SINDACO NOVELLI AGLI ARTISTI

Coro a bocca chiusa
e a stomaco vuoto


Sta salendo la tensione tra le coriste del Teatro Regio, in sciopero da una settimana contro i tagli previsti dalla Finanziaria. Ieri Diego Novelli, ex sindaco ed ex presidente del Regio, ha manifestato la propria solidarietà, recandosi presso la stazione mobile «di protesta» allestita nel retro del Teatro.
«Dobbiamo tutti dare una mano a queste persone, che da giorni sono in sciopero della fame per difendere il diritto alla cultura», ha spiegato Novelli, che si è impegnato a farsi portavoce anche con altri personaggi politici di questo disagio. Solo qualche giorno fa il sindaco Chiamparino aveva inviato una lettera di sostegno. «La gente forse non sa che dietro ai teatri c’è un indotto, esattamente come per le aziende, e che se effettueranno i tagli, la crisi graverà su tutti - spiega una delle scioperanti -. Alberghi, mezzi di trasporto, commercianti. Sono molte le attività che ruotano attorno a chi si reca per esempio ad ascoltare un concerto». Ieri si sono registrati momenti di sconforto tra le donne che stanno facendo lo sciopero della fame. Da un lato il timore di perdere un lavoro e dall’altro l’amarezza per un «diritto violato», come quello alla cultura e all’arte. Anche in altre città italiane gli artisti sono scesi in piazza per rivendicare la loro professione e chiedere l’intervento del capo dello Stato.

[ringrazio l'amico elfo malefico per avermelo inoltrato già pronto da copia-incollare :) ]

08 novembre 2005

un altro digiuno a napoli

lo so, avevo appena detto che sarei andata a dormire, ma non posso farlo prima di aver segnalato che anche il "MITICO" Nino Mennella, a Napoli, ha iniziato lo sciopero della fame.

brevi della giornata

le markette televisive sono andate bene (a parte la qualità dell'audio sul cantato, che era orripilante: giuro che non cantiamo così male). ci è stato dato uno spazio tutto sommato piuttosto ampio, e un sostegno esplicito e incondizionato da parte dei conduttori, pur così diversi fra loro. abbiamo trovato anche che tutti fossero estremamente gentili, il che è una cosa che ho dovuto abituarmi a non dare per scontata, ed è stato senz'altro un valore aggiunto che ha reso assai piacevole la sfacchinata.
stamattina La Stampa di Torino ha pubblicato un articolo su di noi (in locale). domani cercherò di postarlo.
infine, last but not least, parlano di noi (e si sono guadagnati la nostra sempiterna gratitudine) due blog, ma mica due qualsiasi:

no guru, no method, no teacher ben due volte, e
blogregular che ci ha regalato il suo bannerino.

ed ora vado a defungere fra le coltri. mamma che stanchezza.

07 novembre 2005

è nato il blog dei "milionari" del s. carlo di napoli!

ed ha un titolo quanto mai significativo: Ha da passà 'a nuttata.

da lì ho copiato, e qui incollo, la lettera indirizzata al ministro buttiglione dal collega che ha iniziato lo sciopero della fame:

LETTERA APERTA AL MINISTRO BUTTIGLIONE

Il sottoscritto Gianvito Ribba , artista del coro del Teatro di San Carlo di Napoli e RSU della SLC CGIL,intende comunicare la decisione di aderire,a partire dalla data odierna ( 4 nov.2005 ), allo sciopero della fame già attuato in Italia da numerosi uomini e donne del mondo dello spettacolo e della cultura.Tale decisione non è dettata soltanto dalla volontà di protestare contro il grave taglio al FUS paventato dalla legge finanziaria in discussione al Parlamento, contro cui anche Lei,interpretando l'indignazione e lo sconcerto crescenti nell'opinione pubblica ha opposto una ferma contrarietà nelle sedi proprie ed in ogni pubblica circostanza.Ma nasce in primo luogo da un sentimento di profonda costernazione per l'incivile leggerezza con cui il governo ha tentato di liquidare l'intervento pubblico in una materia così delicata,riducendolo ad un semplice capitolo di spesa da tagliare.Si colgono,in tanta sconsideratezza,così come nelle reiterate invettive del Presidente del Consiglio contro le maestranze del Teatro alla Scala di Milano,alle quali è doveroso esprimere piena solidarietà, misere ritorsioni politiche ed insieme un'indifferenza e quasi un fastidio verso tutto ciò che non è assimilabile alla cultura della ricreazione facile di conio prevalentemente televisivo.Tuttavia il nostro straordinario paese non è a tal punto imbarbarito, e le Sue forti ed encomiabili prese di posizione,Signor Ministro, ne sono un'autorevole testimonianza,da non provare un brivido al ricordo di chi,in una triste epoca della nostra storia recente,affermava di aver voglia di mettere mano alla pistola quando sentiva pronunciare la parola "Cultura" ed un moto di biasimo nei confronti di chi,oggi,contro la Cultura si arma di forbici.

Napoli, 4/11/2005 Gianvito Ribba

notizie dal presidio


in questo eccezionale documento sono ritratte le nostre due eroE, all'inizio della loro avventura, di fronte al presidio provvisorio. personalmente trovo che la faccia di adriana sia impagabile!
oggi, al quinto (e penultimo, per loro) giorno di digiuno, le due inestimabili artiste mostrano qualche segno di stanchezza e un certo pallore. il presidio ha ricevuto nel pomeriggio la visita di Diego Novelli, senatore DS, già europarlamentare e più volte sindaco di Torino, che è stato prodigo di idee e suggerimenti.

06 novembre 2005

su "Repubblica" di oggi, a pag. 7

udite, udite!!!

l'ufficio stampa del nostro sindaco chiamparino ieri 5/11 ha mandato all'ansa il seguente comunicato:

"Esprimo la mia solidarietà agli artisti del Teatro Regio che protestano contro i tagli alla cultura e allo spettacolo e stanno attuando uno sciopero della fame a staffetta.

La riduzione del Fondo Unico per lo Spettacolo prevista dalla finanziaria impoverisce tutto il mondo della cultura che dovrà già fare i conti con il contenimento delle spese degli enti locali. La cultura è invece un bene prioritario per la società e su di essa occorre continuare ad investire".

Sergio Chiamparino

05 novembre 2005

evoluzione

da oggi pomeriggio le due affamate presidianti, adriana e patrizia, non dormono più in macchina a guisa di homeless, ma hanno avuto in prestito un lussuoso camper. il presidio ha vissuto oggi un graditissimo scambio di esperienze, idee, racconti ed aneddoti con diversi ballerini e con alcuni cittadini.

lettera a ciampi

non è uno scherzo di pierina, ma una lettera che oggi chiara ha mandato al presidente della repubblica, e che personalmente trovo bellissima; anzi, più la leggo e più mi piace. speriamo che la legga anche ciampi.
Caro Presidente,
sono un’artista del coro del Teatro Regio di Torino e le scrivo perché sono indignata. Da ormai cinque anni i finanziamenti di cui beneficia la cultura e in particolar modo il settore dello spettacolo anziché aumentare diminuiscono con inesorabile costanza. I tagli subiti con l’ultima finanziaria hanno messo in ginocchio le fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Con la finanziaria attualmente in discussione alle Camere si vuol dar loro il colpo di grazia. L’impareggiabile patrimonio artistico del nostro Paese, invece di essere valorizzato viene lasciato andare in rovina.
Quando ero bambina mio padre mi portava al Ponchielli, il teatro della mia città natale. Ogni volta che entravo in quel teatro stupendo mi sembrava di entrare in un tempio. Quasi trattenevo il fiato perché sentivo di respirare un’aria speciale, densa di storia, di arte, di cultura, un’aria da respirare piano perché attraverso i polmoni arrivava direttamente allo spirito. Quell’aria mi ha contagiata. Ha fatto nascere in me l’amore per la musica, per l’arte. Mi ha fatto crescere. Oggi quando incrocio le scolaresche in visita al teatro mi intristisco, perché penso al loro futuro e alla mia nipotina che ama la danza. Una volta l’ho portata in teatro, a vedere uno spettacolo dietro le quinte e ho visto la passione sgorgare dai suoi occhi, l’ho vista assorbire ogni attimo, ogni emozione. Guardava estasiata i ballerini prepararsi prima di entrare in scena e sognava. Mi sono spaventata e mi sono sentita in dovere di scoraggiarla. Per lei, per quanto dotata, domani sarà impossibile vivere della sua passione. L’Italia, la culla dell’arte, non può permettersi di crescere degli artisti.
La cultura è la ricchezza di un Paese civile, ed è anche un diritto. I teatri sono un’espressione della cultura e i finanziamenti statali, indispensabili alla loro sopravvivenza, permettono di offrire al pubblico, ai cittadini, spettacoli di alto livello artistico. Se i finanziamenti fossero adeguati, potrebbero anche permettere una riduzione dei costi dei biglietti, attualmente proibitivi per le persone meno abbienti e per i giovani. Invece il nostro Stato non fa nulla per avvicinare i suoi cittadini al teatro, anzi, vuole asfissiare anche quelle poche sacche di resistenza rimaste che invece di inebetirsi di fronte alla TV preferiscono ancora passare una serata in una sala da concerto, o in un teatro a godere del talento di artisti professionisti. Il teatro lirico ci dà prestigio in tutto il mondo, perché farlo scomparire? A noi questa regia non piace, ma non ci è dato di protestare il regista.
L’Italia sta attraversando un momento di crisi profonda: è in crisi la scuola, è in crisi la sanità, è in crisi la giustizia e ora è in crisi anche la cultura. I nostri ricercatori sono costretti a emigrare e presto lo saremo anche noi artisti. Che cosa rimarrà del nostro Paese?
Sono 200.000 le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo, 200.000 lavoratori altamente specializzati che hanno consacrato la loro vita all’arte, 200.000 panda che, se il fondo Unico per lo Spettacolo verrà tagliato anche quest’anno, perderanno il loro posto di lavoro e con esso la fiducia nel futuro. Il 17 ottobre Claudio Fantoni, un collega del Maggio Musicale fiorentino, ha iniziato uno sciopero della fame per protesta e la sua iniziativa si sta estendendo a molti teatri italiani. Ci sono digiunanti a Torino, Milano, Roma, Bologna, Napoli, Catania. Noi “operai dell’arte” siamo abituati ai sacrifici, è la nostra stessa professione a chiedercene tanti e non ci spaventano, ma se oggi possiamo decidere di digiunare per protesta domani saremo costretti a farlo per l’impossibilità di lavorare. Sta già succedendo. A Torino era stata programmata “La Tempesta” di Purcell/Galante, una prima esecuzione assoluta. Purtroppo per mancanza di fondi non potrà essere rappresentata in forma scenica ma solo in forma di concerto. Gli “aggiunti”, ovvero gli artisti presi a contratto per coprire l’organico si sono visti decurtare il periodo di lavoro perché naturalmente il numero di prove richiesto è inferiore a quello necessario per la messinscena.
Vorrei invitarla, caro Presidente, a venire nel nostro teatro, a vedere la passione con cui lavoriamo, a seguire una prova prima di vedere lo spettacolo. La musica, lei lo sa, può insegnare tanto a un popolo, può insegnare il rispetto reciproco, la tolleranza, lo spirito di collaborazione, la democrazia. In questi giorni stiamo studiando lo Stabat Mater di Scarlatti a dieci voci. E’ un brano di musica bellissimo in cui dieci voci a volte si inseguono, altre si intrecciano, ma devono sempre lasciare spazio l’una alle altre, in quel magnifico gioco democratico che è la polifonia, altrimenti il meccanismo non funziona, s’inceppa, ci si perde e si manda tutto all’aria.
In teatro possiamo provare, finché non si trova il giusto equilibrio. Nella vita provare non è concesso. Se il Fondo Unico per lo Spettacolo non riprenderà ad aumentare ogni anno o se non si troverà una forma alternativa di finanziamento statale i teatri italiani non potranno più programmare della stagioni liriche degne del nostro Paese, noi saremo costretti al dilettantismo e i nostri concittadini saranno tutti un po’ più poveri.
La prego, non lo permetta.


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