digiuno a staffetta, quarta puntata
nei dì di festa l'unico uomo del gruppo, paolo, terrà alto il nome dei digiunanti di torino.
(Salviamo la Cultura)
nei dì di festa l'unico uomo del gruppo, paolo, terrà alto il nome dei digiunanti di torino.
da l'Unità del 27 ottobre 2005:
Sciopero della fame per difendere la lirica
Stefano Miliani
Nei teatri musicali d'Italia c'è la nitida percezione che i tagli al Fondo unico dello spettacolo spazzeranno via come uno tsunami il mondo del melodramma. Ma monta anche un'onda di proteste che si concretizza in scioperi della fame a catena: Firenze è l'epicentro e si è già esteso alla Scala, al Regio di Torino, all'Opera di Roma e al Comunale di Bologna. Il via lo ha dato il corista del Maggio musicale Claudio Fantoni: per nove giorni è andato avanti con tre cappuccini al giorno, da oggi si infila in uno sciopero a staffetta, cioè saltando i pasti per un giorno, al quale partecipa una trentina di persone tra cui il musicista Mauro Pagani, il regista Maurizio Scaparro, l'assessore alla cultura del Comune fiorentino Siliani, il direttore dell'Orchestra Toscana Aldo Bennici, e con i Ds in prima fila. E proprio la Quercia prepara per il 7 novembre alle 15 al Teatro Valle di Roma, una manifestazione con il violinista Salvatore Accardo e Piero Fassino per dire che i tagli al Fus, alla cultura,insieme alla drammatica politica morattiana sulle risorse e sui programmi scolastici, compromettono il nostro futuro e quindi occorre reagire e fare controproposte. Intanto ieri il ministro Alemanno ha provato a dire che i tagli al Fus saranno meno dei previsti 164 milioni di euro (su 464)e il governo ne strapperà una parte,imprecisata,a 140 milioni di euro destinati alle famiglie, ma l'Udc si è detta subito contraria. Sono briciole commenta la senatrice Ds Vittoria Franco oltre tutto vanno sommati i tagli ai beni culturali di quasi 400 milioni, oltre a quelli ai musei, alle istituzioni, al ministero.Le tredici fondazioni lirico-sinfoniche impiegano 7mila persone, nel 2004 i loro bilanci hanno segnato un rosso globale di 41 milioni 344 mila euro, di di 131 se si sommano i disavanzi degli anni precedenti, coprono da soli il 48% del Fus. E mentre il sottosegretario ai beni culturali Martusciello vuole abolire le fondazioni lasciando quattro-cinque teatri nazionali, a Berlusconi che ha tacciato la Scala di sprechi Barbara Vignudelli, corista in sciopero del cibo, in una lettera a Buttiglione chiede: Chi beneficia dei biglietti omaggio alle 'prime' del 7 dicembre? Chi decide i cachet dei registi? E dei maestri che tanto hanno dato e tanto hanno preso? Chi ha deciso i costumi pregiati per stare inscena dieci minuti?. Non lei, che si paga casa, auto e il dizionario enciclopedico della musica facendo mutui. A Torino saltano i pasti a turno nove coriste, a Bologna quattro artisti, all'Opera di Roma Manola Colangeli, corista. Serpeggia un dubbio nei teatri: la maggioranza ci va pesante perché considera il settore elettoralmente poco strategico? Il fiorentino Fantoni spera in un ripensamento: Ma è l'ottimismo della disperazione.
SILIANI E NARDELLA: «DIGIUNO A STAFFETTA PER SENSIBILIZZARE SUI TAGLI AL FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO»
Claudio Fantoni, corista del Maggio Musicale Fiorentino, è giunto al nono giorno consecutivo di sciopero della fame per sollecitare che sia posta la massima attenzione possibile «sul taglio, previsto dalla legge finanziaria, del fondo unico per lo spettacolo». Ora Fantoni non è più solo nella sua protesta: si è concretizzata l'adesione di molti esponenti della cultura e delle istituzioni che da domani daranno vita ad un digiuno a staffetta.
«La cultura - affermano i promotori dell'iniziativa - non è un bene marginale, non è l'optional di una politica pubblica, non è uno dei tanti settori di governo del paese che si può trascurare o tagliare a piacimento a seconda delle esigenze e delle congiunture economiche. La cultura è, per l'Italia, un tratto di identità, la sua stessa storia, trasmessa attraverso monumenti, teatri, paesaggi. E' la risorsa strategica per un modello di sviluppo sociale ed economico equilibrato e vincente su scala internazionale».
«Per questo - sottolineano l'assessore alla cultura Simone Siliani e il consigliere DS Dario Nardella - il mondo istituzionale e culturale inizierà una staffetta di digiuno, aperta alla città, che si protrarrà fino all'approvazione della legge finanziaria, per chiedere al Ministro per i Beni e le Attività culturali e al governo intero di tornare indietro rispetto ad una decisione che cancellerà la memoria, l'identità e l'unica vera risorsa per la quale Firenze e l'Italia sono apprezzate e conosciute in tutto il mondo. La misura è colma, si vuole colpire una parte precisa del paese, il taglio al fondo unico per lo spettacolo è un problema politico e tutti sanno che se il Governo volesse sarebbe in grado di reintegrarlo domani stesso, perchè la sua entità è del tutto trascurabile rispetto alle grandezze complessive della legge finanziaria».
«Oggi, al nono giorno di digiuno consecutivo, senza che ancora sia giunta una risposta chiara da parte del Governo - ha commentato Fantoni - voglio lo stesso pensare che alla fine il buon senso prevarrà e accolgo l'invito di chi mi ha chiesto di interrompere la mia solitaria azione per proseguirla insieme a decine di altri che, digiunando, chiedono a chi governa di salvaguardare ciò che rappresenta un elemento strutturale dell'identità e della tradizione del nostro Paese, un bene e un diritto di tutti: la cultura». (fn)
Lista dei partecipanti alla staffetta di digiuno (lista aperta)
Simone Siliani- assessore alla cultura comune di firenze
Dario Nardella-presidente commissione cultura comune di firenze
Gianni Tangucci- direttore artistico teatro del maggio musicale
fiorentino
Maurizio Scaparro- regista- direttore biennale Venezia teatro
Mauro Pagani- direttore artistico estate fiorentina
Alessandra Vestita Maggio Musicale fiorentino
Giancarlo Cauteruccio-direttore teatro studio di scandicci
Cristina Bevilacqua-assessore alla partecipazione democratica
Aldo Bennici- direttore artistico orchestra della toscana
Giancarlo Mordini- direttore teatro di rifredi
Domenico Pierini - primo violino teatro del maggio musicale fiorentino
Francesca Chiavacci- presidente provinciale arci
Ludovica Malloggi Maggio Musicale fiorentino
Riccardo Ventrella- vice direttore del teatro della pergola
Andrea Tacchi primo violino Orchestra della Toscana
Giovanni Pentasuglia Coro del Maggio Musicale fiorentino
Sergio Risaliti- direttore artistico di quarter
Giovanni Varoli-direttore d'orchestra
Marco Salvatori orchestra del Maggio Musicale fiorentino
Alessia Petraglia - Consiglio Regione toscana
Alba Donati poetessa
Piero Monti - Maestro del Coro del Maggio Musicale fiorentino
Gloria Campi- presidente commissione cultura provincia di firenze
Orlandi Adriano Orchestra del Maggio Musicale fiorentino
Anna Soldani Consiglio Comunale di Firenze
Claudio Fantoni Coro del Maggio Musicale fiorentino
Cristina Noferi - presidente commissione cultura quartiere 3
Susanna Pasquariello Orchestra della Toscana
Giovanni Gozzini direttore gabinetto Vieusseux
Marcello d'Angelo Orchestra della Toscana
Giovanni Mazzei Coro del Maggio Musicale fiorentino
Luciano Di Labio orchestra del Maggio Musicale fiorentino
COMUNICATO STAMPA
Firenze, 24 Ottobre 2005
Solidarietà del sindaco Leonardo Domenici a Claudio Fantoni, corista del Maggio Musicale Fiorentino che da una settimana sta facendo lo sciopero della fame contro i tagli al Fus, Fondo Unico per lo Spettacolo. Una forma di protesta che si sta allargando anche a Torino (Teatro Regio), Roma (Opera di Roma) e Milano (Teatro alla Scala). "La situazione nazionale della cultura ed in particolare del settore dello spettacolo rischia il collasso, se sarà confermato il taglio del 35 % al Fus previsto nel ddl della Finanziaria - afferma Domenici - Per questo condivido lo stato d'animo e sostengo le ragioni che stanno spingendo tutto il mondo culturale del Paese a contrastare con forza questa grave decisione. E voglio esprimere la mia personale solidarietà a Claudio Fantoni e alla sua coraggiosa iniziativa, che denuncia la sua condizione personale e quella dei colleghi, lasciati allo sbando da un governo che ignora il valore del patrimonio culturale del nostro Paese". (ag)
COMUNICATO STAMPA
Firenze, 24 Ottobre 2005
MAGGIO MUSICALE, L'ASSESSORE SILIANI ESPRIME SOLIDARIETÀ A FANTONI E PROPONE DI CONTINUARE LO SCIOPERO DELLA FAME CON UN SISTEMA DI STAFFETTA
"Esprimo la mia solidarietà alla iniziativa che Caludio Fantoni ha assunto per protestare contro i tagli alla cultura e allo spettacolo contenuti nella Legge Finanziaria. Lo sciopero della fame indica, insieme ad un'estrema e forte forma di protesta, anche una scala di valori che pone, in questo caso, la cultura al vertice dei valori e dei diritti della persona". Con queste parole l'assessore alla cultura Simone Siliani ha espresso la sua solidarietà al corista del Maggio Musicale Fiorentino che da una settimana sta facendo lo sciopero della fame contro i tagli al Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo). Non solo. L'assessore alla cultura di Palazzo Vecchio suggerisce di continuare questa forma di protesta con un sistema di staffetta, a cui molte persone possano prenderne parte. "Anch'io - ha proseguito Siliani- ho deciso di aderire allo sciopero della fame e quindi alla protesta di Fantoni. E positivo - ha proseguito Siliani - che questo tipo di protesta si sia allargato ad altre istituzioni culturali italiane, dove molte persone hanno deciso di aderire allo sciopero". (lb)
La Finanziaria 2006 prevede un taglio del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) dai 464 milioni di euro stanziati lo scorso anno a solo 300 milioni di euro. Questi 160 milioni rappresentano un taglio alla cultura del 35%, che ci fa andare dritti dritti ultimi in classifica in Europa come investimenti nella cultura: solo lo 0.2% del Pil in Italia, a confronto per esempio dello 0.9% del Portogallo e dell’1.3% della Francia. Ma a parte le classifiche, che sinceramente possono risultare un po’ fredde, cosa c’è dietro? E’ semplicemente scandaloso che in un paese come il nostro, così vitale culturalmente, ricco di storia, così prolifico nell’Arte in ogni sua forma, in passato, ed anche attualmente così vivace, si pensi di infliggere una punizione enorme proprio alla cultura. Questo è senz’altro un grave errore. E’ controproducente. Non è affatto lungimirante. Qualche anno fa andai al Teatro Comunale a Firenze a vedere un’opera lirica. Seduta vicino a me c’era una signora giapponese col kimono. Un kimono vero, intendo. La tradizione giapponese veniva al cospetto della tradizione italiana. Non verrà più quella splendida signora giapponese a fare le vacanze nel bel paese, per poter godere della nostra Cultura. La cultura in Italia fa fare tanti soldi. Perchè questo Governo non arriva a capirlo? Credo che sia un’altra mossa di quel genio di Tremonti atta a farci credere che i soldi non li prendono dalle nostre tasche, ma altrove. Quindi tranquilli italiani! Se poi fra un anno i teatri dimezzano gli spettacoli, le biblioteche chiudono, le fondazioni liriche piangono, il cinema langue, chi se ne frega? Ve ne accorgerete dopo. E se siete un cantante lirico? Un montatore di luci, un direttore di scena? Ve ne accorgete prima che qualcosa non va, e che forse perderete il posto di lavoro, ma magari ve ne starete lì zitti nascosti fra i velluti del sipario e non lo direte a nessuno.
Si dà il caso invece che stavolta gli artisti si muovano, data la gravità della situazione, con azioni forti, e mi pare più che giusto che tutti loro abbiano il sostegno e l’ammirazione del pubblico: ha cominciato un baritono del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, che ha indetto uno sciopero della fame ad oltranza, fino a che non saranno rivisti i tagli previsti dalla Finanziaria. L’iniziativa è stata subito raccolta da altri lavoratori: nove artiste del Coro del Teatro Regio di Torino porteranno avanti un digiuno a staffetta, una cantante del Coro dell’Opera di Roma e così ci si sta organizzando anche alla Scala e in altri Teatri italiani. Tutta la nostra solidarietà a chi intraprende questi piccoli atti di coraggio. Ma non è una solidarietà fine a se stessa. Vogliamo vivere in un paese dove ci sono i soldi per fare le mostre, e vogliamo poterle andare a vedere. Vogliamo poter scegliere fra un balletto, un concerto o un’opera lirica. Vogliamo affondare il naso nei libri delle meravigliose biblioteche che il nostro paese possiede. Non si vive bene senza poter sfamare appieno la fame di cultura e la sete di bellezza. Artisti, siamo con voi.
Roma 20 10 2005
Comunicato Stampa
Manola Colangeli, artista del Coro del Teatro dellOpera di Roma, comunica di essere al quarto giorno di sciopero della fame ad oltranza (solo acqua) contro i tagli al Fondo Unico per lo spettacolo previsti in finanziaria.
I tagli previsti in finanziaria al Fondo Unico per lo Spettacolo sono così pesanti che, se dovessero essere confermati, come unico risultato produrrebbero la demolizione di tutto il sistema dello Spettacolo dal vivo e comprometterebbero seriamente la vitaculturale di questo Paese ciò è quanto afferma Manola Colangeli
Per questa ragione ho deciso di intraprendere lo sciopero della fame, ad oggi sono al terzo giorno, continua l'Artista del Coro dellOpera di Roma e di sottoscrivere quanto contenuto nella lettera aperta al Ministro Buttiglione, già inviata da ClaudioFantoni, un collega del Coro del Maggio Musicale fiorentino, ormai al quinto giorno di sciopero della fame.
Spero che il Ministro dia presto una risposta certa alle nostre richieste conclude Manola ..... e che il parlamento nei prossimi giorni, cancellando del tutto ogni traccia di riduzione delle risorse destinate alla Cultura, ponga fine a questa inammissibile situazione
Manola Colangeli
Gentilissimo Ministro Buttiglione
Sono una dipendente del Teatro alla Scala in questi giorni al centro di numerose polemiche.
Sono molto preoccupata da ciò che sta succedendo e soprattutto offesa da ciò che si legge sulle maggiori testate nazionali.
Sappiamo tutti che gli sprechi ci sono, e non solo alla Scala (le Fondazioni Lirico-Sinfoniche in Italia sono ben 13!!!!) e non solo nei teatri.
Se chi ha il compito di controllare facesse il proprio lavoro coscientemente forse ci sarebbe qualche spreco in meno: un organico deve essere approvato, non lo si può inventare.
Certamente anche al Teatro alla Scala ci sono�ma�qualcuno ha mai verificato quali siano?
I biglietti omaggio alle prime del 7 dicembre? Chi ne beneficia?
I cachet dei registi?
I cachet dei Maestri che tanto hanno dato a questo Teatro ma che tanto hanno anche preso?
I costumi fatti con materiali "pregiati" per stare in scena 10 minuti? Decisi da chi?
La mancanza di spazi al nuovo Piermarini che ci è costata una serie di commentini sarcastici da parte di giornali e giornalisti? Di chi la colpa?
Chi ha costruito camerini (per noi luoghi di lavoro) senza finestre?
Perchè chi ha sbagliato non è mai responsabile, non paga di persona e sono sempre altri a dover trovare una soluzione o a subirne immancabilmente i disagi?
Come è possibile intavolare una polemica sul fatto che i ballerini hanno una età pensionabile troppo alta, il che li obbliga a restare in servizio pagati pur non potendo svolgere la loro mansione?
Tutto ciò accade perchè c'è una legge in merito che ha deciso così, e fino a prova contraria le leggi sono materia dei governi.
Io non sono proprietaria di palazzi, nè di barche, nè di auto di lusso.
Ho un mutuo per pagare la casa, un mutuo per pagare la macchina e un mini-mutuo per pagare il DEUMM, dizionario enciclopedico della Musica e dei Musicisti (mi sono iscritta al Biennio di specializzazione in Conservatorio = 800€ l'anno di tasse + libri e spartiti).
Mi sembra che sia tutto nella normalità.
Perchè il governo e il premier non danno un esempio in materia di sprechi fissando le elezioni in un unico giorno, risparmiando una cifra che da sola potrebbe risolvere il problema dello spettacolo?.
Tagliare il Fus non è e non sarà una soluzione costruttiva.
In una Italia dove ci si preoccupa tanto di non emarginare nessuno, di non offendere la cultura di nessuno, stiamo seppellendo la nostra, di cultura.
Ci sono paesi che aprono biblioteche per un foglio autografo, musei per poche schegge...noi abbiamo un patrimonio e stiamo facendo di tutto per seppellirlo, per renderlo inservibile, per far sì che anche una delle poche cose positive per cui siamo conosciuti all'estero sparisca.
Che senso ha far parte dell'Europa e guardare ad essa solo quando ci fa comodo?
Perchè non guardiamo le percentuali stanziate per la cultura dagli altri paesi?
Perchè lottiamo presso la comunità europea per il riconoscimento dei nostri vini, del parmigiano, della pizza e non lottiamo altrettanto per il mantenimento e la valorizzazione della nostra cultura?
Perchè il governo non "usa" la nostra cultura per promuovere l'Italia dal punto di vista turistico?
Spazzare via la nostra cultura è come togliere gli ombrelloni dalle spiagge di Rimini, che cosa deve venire a fare un turista in Italia?
La prego di agire per evitare tutto ciò : lei può farlo e ci avrà con lei in caso di bisogno.
Nel frattempo io e altri colleghi (Regio di Torino, Opera di Roma e altri che si stanno organizzando)seguiremo l'esempio del collega Claudio Fantoni del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e intraprenderemo lo sciopero della fame fino a quando non si sarà trovata una soluzione equa e decorosa.
Grazie
Barbara Vignudelli
(da un'email)
"caro totti, nessuno penserebbe che un calciatore come te possa interessarsi della cultura e ora hai l'occasione per farlo. sono una giovane corista; da alcuni giorni stiamo facendo uno sciopero ecc...per la riduzione ecc..puoi aiutarci a sensibilizzare i media o la gente?"insomma qualcosa del tipo AIUTACI SIAMO DELLE GIOVANI DONNE MOLTO GNOCCHE FORSE PUOI FAR FINTA DI INTERESSARTI ALLA CULTURA. che ne dite?
GENTILE PUBBLICO,
GLI ARTISTI E LE MAESTRANZE CHE FRA POCO DARANNO VITA ALLA RECITA DI "AIDA" CUI STATE PER ASSISTERE CHIEDONO IL VOSTRO SOSTEGNO MORALE IN QUESTO DIFFICILE MOMENTO IN CUI I PREVISTI TAGLI AL FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO METTONO I TEATRI IN CONDIZIONI TALI DA RISCHIARE ADDIRITTURA LA CHIUSURA DELLE ATTIVITA'. UN MOMENTO DIFFICILE NON SOLO PER NOI LAVORATORI DELLO SPETTACOLO, MA ANCHE PER TUTTE LE PERSONE CHE COME VOI AMANO LA MUSICA E IL TEATRO, E RITENGONO CHE LA CULTURA SIA UN DIRITTO DI OGNI PERSONA E PARTE INTEGRANTE DEL CONCETTO STESSO DI LIBERTA'.
SE CIASCUNO DI VOI RIUSCIRA' A FAR COMPRENDERE ANCHE SOLO A UN'ALTRA PERSONA QUANTO SIA NECESSARIO MANTENERE VIVA L'ARTE IN TUTTE LE SUE MOLTEPLICI FORME ESPRESSIVE, TUTTI INSIEME RIUSCIREMO A PRESERVARE LE FUTURE GENERAZIONI E IL NOSTRO STESSO PAESE DA UN IMPOVERIMENTO CULTURALE CHE SEMBRA IN QUESTO MOMENTO INEVITABILE: ANCHE L'ITALIA, COME OGNI GRANDE PAESE EUROPEO, DEVE SAPER VALORIZZARE, E NON CONDANNARE A MORTE, IL PROPRIO IMMENSO PATRIMONIO ARTISTICO.
VI AUGURIAMO DI TRASCORRERE ORE PIACEVOLI IN COMPAGNIA DELLE NOTE DI GIUSEPPE VERDI E DEL VOSTRO CORO, DELLA VOSTRA ORCHESTRA, DEI VOSTRI TECNICI.
Sono una dipendente del Teatro Regio di Torino; sono molto preoccupata per la salvaguardia del mio posto di lavoro, di quello dei miei colleghi di tutti gli enti lirici italiani, nonchè di tutte le persone che operano in questo vasto settore in vista dei tagli previsti dalla prossima Finanziaria. Il mio posto di lavoro rappresenta la passione, l’impegno, il sogno, il sacrificio di anni di studio, il servizio, la dignità; la perdita del mio lavoro e quello di migliaia di persone che vivono in questo ambito (compreso l’enorme indotto che opera direttamente o di riflesso) alimenterebbe ulteriore disoccupazione, rabbia, depressione, povertà, disperata competitività. Sono molto preoccupata anche per il destino del patrimonio artistico e culturale del nostro paese, per la perdita di quella che può essere definita una sensibilità all’ascolto, a farsi meravigliare, a farsi trasportare nei magici mondi; una sensibilità al bello. I bambini del terzo mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi per sopravvivere e far sopravvivere le proprie famiglie; i bambini del primo mondo sono condannati ad una televisione sempre più delirante, che non fa pensare, che non fa ragionare, che non fa sognare. Tra le due alternative direi che non è il caso di sceglierne neanche una. Sono mamma di due bambini e in quanto musicista e interessata all’arte so e constato che i bambini sono un terreno favorevolissimo per seminare e far germogliare l’interesse all’arte visiva, all’ascolto di buona musica; per far loro osservare in cosa il bello si distingua da ciò che bello non è.
Certo i bambini non diventeranno tutti Mozart, Picasso, Fellini, Leopardi; ma da adulti potranno essere dei “preparati dilettanti” all’ascolto di buona musica, sapranno ben valutare un’opera pittorica, andranno a vedere film d’autore e leggeranno un buon libro ogni tanto; in termini economici nutriranno con la fruizione, la diffusione e il consumo di cultura un mercato che si concatena come indispensabile segmento del settore occupazionale. Un adulto con queste basi saprà meglio orientarsi e difendersi in un mondo che ci sta così snaturando; sarà un cittadino migliore in una società e una civiltà all’avanguardia, più giusta e più equa. Questo è il mondo che io sogno per i miei figli.
Laura Lanfranchi
Caro Vaime,
Le scrivo perché non so più se esisto…
Fino a ieri cantavo come corista al Teatro Regio di Torino e da domani forse non lo farò più.
I tagli allo spettacolo molto probabilmente impediranno l’apertura della nostra prossima stagione, mentre quella di quest’anno forse riusciremo a finirla solo grazie alle imminenti “olimpiadi invernali”.
Come crede che stiamo cantando con un tale futuro davanti a noi?
Glielo dico io: a fatica, con il cuore in gola e gli occhi lucidi.
A volte mi sento così impotente che mi verrebbe da urlare proprio nel bel mezzo di un pianissimo, per dire che ci sono anch'io, perché non so come impedire che tutto ciò scompaia per sempre.
Cantare è forse la cosa che so fare meglio.
Portare in scena lo spettacolo è un mio dovere ed andare a teatro è un diritto di tutti, nessuno può stoltamente decidere di calare per sempre questo sipario.
Perché quest’attacco alla cultura così violento?
Perché rinunciare ad un film impegnato e non scontato?
Perché non posso andare in un museo a vedere un Raffaello?
Perché ci fanno sentire così passati di moda? In fondo teniamo viva la memoria storica ed artistica del nostro Paese ed avviciniamo il pubblico a compositori ed autori di paesi lontani.
Non odio la Tv; ma il teatro, in tutte le sue forme espressive, è un’altra cosa.
Il pubblico può emozionarsi, sentire quella particolare scossa che non si sa da dove viene, ma cresce e ti obbliga a stare lì, a far parte di “qualcosa” che è intorno e dentro di te.E’ questo il momento esatto in cui io che eseguo incontro te che ascolti.
Forse non sono più tanto lucida, è da due giorni che faccio insieme a nove mie colleghe lo sciopero della fame. Ci ha ispirato un collega di Firenze e ci giunge voce di altri in altre città che così disperatamente reagiscono.
Mi sembra incredibile tutto ciò, non reale. Quando ho iniziato a studiare non avrei mai pensato che il canto mi avrebbe portato a questo.
Ma a questo sogno, in cui ho creduto sempre, a fronte di tanti sacrifici, a questa passione che ancora mi fa bruciare, non rinuncerò tanto facilmente.
La prego, non ci lasci soli a combattere.P.S. E’ vero che nel nostro mondo ci sono molti sperperi ma, come saprà, non sono dovuti al costo delle maestranze. Come al solito chi deve essere punito la fa franca, e viene di norma solo spostato un po' più in là a fare altri disastri!!!
Cordiali saluti, Manuela Giacomini.
> Ciao Chiara,il mio nome è xxxxxxxx xxxxxxxxxx, sono anch'io un'artista del
> coro dell'EAR Teatro V.Bellini di Catania,ho letto con molta attenzione la
> lettera che ti hanno pubblicato su repubblica.In essa mi sono tanto
> rivista al punto che mi ha indotto a scriverti.Lavoro in questo teatro da
> 18 e ti posso assicurare che sin dal primo giorno e dalla prima mia recita
> ,fino a tutt'oggi le emozioni, le paure e tutto quello che si prova ad
> andare in scena, sono emozioni molto forti ma piacevoli nello stesso
> tempo............Quello che scrivi ,è tutto vero ,ed è giusto che chi sta
> al di la del palcoscenico,il pubblico,debba essere cionvolto, bisogna far
> sapere cosa accade dietro ogni rappresentezione o concerto che
> sia.....Giorni e giorni di prove estenuanti e stancanti,....prove dure ,ma
> sempre affrontate con grande professionalita'.Spiegare in poche parole
> cosa gira attorno al teatro non è facile, bisogna esserci
> .viverci.soffrirci,.....se capita.....Sai qual'è il mio sogno? QUello di
> vedere
> fra tutti gli Enti Lirici ci fosse una vera coalizione ,insomma
> collaborazione e spoprattutto formare una vera forza di arte,cultura.e
> civilta' da far conoscere....Ma si sa è un utopia...!!! cmq mi fa piacere
> aver conosciuto una collega nuova....spero di sentirti,per collaborazioni
> future di qualsiasi genere...ti do il mio num. di cell. xxx/xxxxxxx per
> qualsiasi informazione....il mio indirizzo lo sai ...aspetto tue
> nuove.....ciao....
> P.S. stamane mi è arrivata la vostra lettera di petizione e raccolta
> firme...cerchero' di far firmare tutti....ma vorrei sentirti per espormi
> meglio la questione ....grazie ....... >
> Gentile Augias,
> Non Le scrivo per essere pubblicato anzi, non lo voglio proprio, ma Le
> scrivo a causa della disperazione di questi artisti che mi commuove
> profondamente perche' rispecchia questa Italia truce, ingenerosa e
> illetterata in cui la mancanza di solidarieta', la grettezza ed il
> qualunquismo la fanno da padroni. Capisco che, dopo l'appello di tanti
> illustri artisti, la lettera di una Chiara Lazzari sembra lasciare il
> tempo che trova. Ma come e' che Repubblica non solleva il caso con
> qualche articolo? La lettera in oggetto dimostra lo spartiacque che si
> sta' drammaticamente creando fra due civilta' : quella della cultura,
> povera e ormai ridotta allo stremo, ma che e' quella che di noi ha fatto
> (e solo lei potra' continuare a farlo) un paese civile e culla del
> pensiero, e l'altra civilta' (?), quella in cui un calciatore puo'
> essere pagato quanto basta per mantenere un coro per un anno, o mentre
> spettacoli TV tipo Isola dei Famosi o lo stesso Celentano costano
> miliardi affinche una Ferrarelle possa vendere piu' bottiglie. E' oramai
> questo che ci dirige, ossia il potere dei pubblicitari ?
>
> Le battaglie civili, caro Augias, non si fanno solo andando a votare
> alle primarie (e meno male che ci si va'), ma con lo sforzo quotidiano
> in cui anche Lei, visto il ruolo che ricopre a Repubblica (e senza che
> questo mia lettera possa apparire come una critica, anzi La ringrazio
> per quanto gia' fa'), puo' dare un contributo, non solo con una
> risposta, ma anche convincendo la Sua casa editrice ad agire, come
> cerchiamo di fare noi, semplici cittadini, quotidianamente, od i coristi
> che ora fanno lo sciopero della fame.
>
> Grazie, e con molta stima per il Suo lavoro,
> XXXXX XXXXXX XXXXXXX
>> Gentile Chiara,
>> Resistere, resistere, resistere disse un magistrato in un'occasione non
>> simile per contenuto, ma simile per il disastro che stava avvenendo
>> nella sua professione. Le vorrei dire la stessa cosa, e dirLe di farsi
>> coraggio. Vi sono milioni di persone che, per varie ragioni, non
>> possono continuare a vedere un'Italia che viene distrutta in questa
>> maniera, con una cultura calpestata dalla gretta prosopopea di pochi
>> ignoranti. Non lasciamoci intimorire e cerchiamo di contrastare con le
>> idee questo "reality show" governativo. Nietzsche ha detto che la vita
>> senza la musica sarebbe un errore: vedra', Lei ritornera' a cantare,
>> ritrovando nella musica la Sua felicita'.
>> Un caro saluto,
>> xxxxxx xxxxx xxxxxxx
> La ringrazio a nome mio e di tutte le mie colleghe e i miei colleghi.
> Stiamo
> attraversando un momento difficile e il sostegno e la solidarietà di tutte
> le persone sensibili ci sono di grande conforto. A Firenze un nostro
> collega
> del Maggio Musicale ha intrapreso uno sciopero della fame e noi di Torino
> per solidarietà abbiamo da ieri iniziato un digiuno "a staffetta". Forse
> siamo ingenui, forse ridicoli, come tanti ci hanno detto. Di sicuro siamo
> disperati.
> La ringrazio ancora
> Chiara
> Gentile Chiara,
> Lo faccio perche' la sua era una bella lettera che colpiva la ragione ed
> il cuore e perche', pur avendo 70 anni, sono convinto di quello che ho
> detto, nonche' per la musica (magari meno Radames e piu' Liszt) che e'
> la mia compagna della giornata. Ma ragazzi, datevi da fare, che tutti
> gli amici vostri inviino emails, fate un movimento, fate un Coro sotto
> le finestre della regione, minacciate di cantare all'inaugurazione dei
> giochi olimpici qualcosa di contestatorio (ci sara' ben qualcosa).
> Insomma, il messaggio e' di non perdere la speranza, anche se,
> realisticamente, la situazione e' difficile per tutti, ma in realta', se
> non c'e' l'Alitalia non e' grave salvo per i poveri impiegati, mentre se
> non c'e' la musica siamo su di un altro piano di perdita. molto piu'
> drammatica per il futuro, sarebbe come fermare la ricerca (che anche
> quella....).
> Un caro saluto.
AL MINISTRO ON. ROCCO BUTTIGLIONE
Siamo un gruppo di artiste del Coro del Teatro Regio di Torino. Facciamo seguito all’iniziativa del nostro collega fiorentino Claudio Fantoni, che nei giorni scorsi ha intrapreso lo sciopero della fame per manifestare contro i tagli previsti dalla Finanziaria agli emolumenti per la Cultura. Intendiamo esprimere la nostra fattiva solidarietà verso questa coraggiosa azione organizzando un digiuno a staffetta e cercando di far arrivare il più lontano possibile la nostra voce.
I teatri italiani costituiscono una parte del patrimonio artistico nazionale ed internazionale ed il volerli affondare con la falsa promessa del risanamento e del sacrificio non è diverso dall’abbattere il Colosseo per costruire un parcheggio a pagamento. Per i lavoratori significherebbe la riduzione della programmazione, dello stipendio, del personale o la totale scomparsa del mercato professionale, per gli spettatori lo svilimento del livello dei pochi sporadici spettacoli e delle esecuzioni, per tutti i cittadini la parziale chiusura e quindi il decadimento dei teatri più belli e famosi del mondo, l’abbassamento dell’interesse culturale e turistico delle città... in un’espressione unica: l’abbassamento della qualità della vita italiana. Un Paese civile deve investire sulla cultura, perchè essa è una risorsa e un diritto di tutti, ed è dovere di tutti tutelarla, incoraggiarla e sostenerla. Vogliamo esprimere con forza il nostro sdegno e il nostro sconcerto verso chi disprezza un patrimonio artistico che, lo ricordiamo, non appartiene a chi governa, ma all’intera comunità.
Certe che il nostro grido di dolore non La lascerà insensibile La salutiamo cordialmente.
NICOLETTA BAU’
ADRIANA BONO
CATERINA BORRUSO
ANGELICA BUZZOLAN
CRISTIANA CORDERO
MANUELA GIACOMINI
LAURA LANFRANCHI
CHIARA LAZZARI
PIERINA TRIVERO laterradeicachi@gmail.com
«E io non mangio più finché il governo non si rimangia i tagli»
da l'Unità 17/10/05
La paura di Fantoni come degli altri 200mila lavoratori del settore è quella che il maxiemendamento che a giorni sarà proposto faccia scattare la fiducia in Parlamento e dunque operi un colpo di spugna sulla possibilità di ottenere un dietrofront da parte di Tremonti. «Ministro, sappiamo che il settore spettacolo può essere migliorato - continua la lettera - ma nessun medico si sognerebbe di intervenire su un paziente sottraendogli l’ossigeno, tentando di asfissiarlo». Ma perché uno sciopero della fame? «Perché se i tagli al Fus non vengono rivisti da Tremonti - ci racconta Fantoni, che è anche sindacalista della Uil e responsabile cultura dell’Unione metropolitana Ds - il settore dello spettacolo sarà lasciato senza più nutrimento e portato ad una lenta ma inesorabile morte». Un gesto teatrale? «L’azione di protesta che ho deciso di mettere in atto - recita ancora la lettera rivolta a Buttiglione - è in qualche modo estrema e l’ho intrapresa solo perché ritengo che in simili casi sia un dovere civile offrire il proprio contributo personale ad una giusta causa».
Siamo un gruppo di lavoratori del Teatro Regio di Torino, abbiamo da poco appreso che nella finanziaria attualmente in discussione al Parlamento è previsto per il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) un ulteriore taglio dello stanziamento economico.
Tale provvedimento riguarda anche e soprattutto le attività teatrali e musicali di ogni genere e di ogni ordine di grandezza, e significherebbe, così come è attualmente concepito, totale ed immediata interruzione delle produzioni per le realtà più piccole, e grave precarizzazione, ancorché non graduale dismissione, delle realtà più grandi: le 14 Fondazioni Lirico-Sinfoniche italiane.
In questo vasto settore lavorativo non operano soltanto i quasi 10.000 dipendenti delle suddette fondazioni, ma anche aziende di forniture, laboratori di creazione, ditte appaltatrici di servizi, e tutto quello che viene classificato sotto il nome di “indotto”; calcolando anche i settori dello spettacolo al di fuori della lirica il numero dei lavoratori sale oltre i 200.000. Considerando anche i famigliari il numero delle persone coinvolte potrebbe superare il milione.
Quali saranno le conseguenze pratiche?
Per i lavoratori la riduzione della programmazione, dello stipendio, del personale o la totale scomparsa del mercato professionale, per gli spettatori lo svilimento del livello dei pochi sporadici spettacoli e delle esecuzioni, per tutti i cittadini la parziale chiusura e quindi il decadimento dei teatri più belli e famosi del mondo, l’abbassamento dell’interesse culturale-turistico delle città...
In un’espressione unica: l’abbassamento della qualità della vita italiana.
Dando per assodata la gravità dell’impatto economico che ciò avrebbe sulle vite di una così numerosa area occupazionale, vorremmo mettere in rilievo anche la gravità dell’impatto culturale, morale e di conseguenza anche sociale ed economico che ciò avrebbe sull’intera società italiana.
Quale sarà la sorte per l’immenso patrimonio artistico che i teatri, insieme ai musei, alle gallerie, alle biblioteche, alle soprintendenze, contribuiscono a tenere vivo?
E’ pensabile che proprio l’Italia che ha dato i natali ai più grandi compositori (così come architetti, pittori, scultori, scrittori, poeti) degli ultimi 1000 anni rinunci alla grande musica nell’esecuzione dal vivo? Quali sarebbero gli effetti sulla credibilità, sul prestigio, quindi sulle “quotazioni” del nostro paese all’estero? Quali le conseguenze sul turismo nel “bel paese”, con ulteriori strascichi su un’altra vasta area occupazionale? Cosa, dopo aver rinunciato alla musica e al teatro, impedirebbe un irrefrenabile effetto-domino di totale disinteresse verso la salvaguardia del patrimonio, con conseguente appiattimento umano ed irreversibile cammino all’indietro di un popolo che da 2000 anni esporta l’arte in tutto il mondo?
Dobbiamo pensare e credere che la cultura vale come la scuola e la salute: in un paese senza cultura non possono ben funzionare gli altri settori.
Se una cosa come l’opera (musicale, artistica o letteraria) sopravvive attraverso i secoli è perché ha un grande valore sociale al pari di tante altre discipline come la scienza, la storia e la ricerca.
Ma, accantonando per un attimo le argomentazioni morali, educative, didattiche ed estetiche, bisogna pur affrontare anche quelle “contabili”.
I teatri d’opera purtroppo costano più di quello che producono.
Così come i musei, le scuole, ma anche la politica e le guerre...
Spesso si sentono sussurrare, tra i non addetti, notizie sui misteriosi redditi milionari dei lavativi dipendenti dei teatri (!).
Fermo restando che i componenti delle masse artistiche hanno una qualifica altamente particolare e pertanto non facilmente paragonabile ad altre tipologie come quantificazione della mole di lavoro, a fronte di un orario di lavoro giornaliero atipico il nostro introito mensile non è di certo da potersi considerare di alta fascia, come ben sanno coloro, tra noi, che hanno una famiglia numerosa e monoreddito.
Ovviamente esistono nei teatri, come in tutte le aziende, cariche dirigenziali con redditi alti, ma il grosso problema è, a nostro avviso, la “moralizzazione” della gestione economica.
Il dipendente è in parte impotente di fronte ai complicati meccanismi politici ed economici che regolano tale gestione, spesso però vede le cose e tace.
Non dovremmo più tacere.
Non vogliamo muovere facili accuse, ma potremmo permetterci di suggerire.
Alla fine di una produzione operistica che dura un mese, per esempio, molti cantanti solisti, direttori d’orchestra e registi hanno totalizzato un cachet di valore pari ad un lussuoso appartamento, mentre un dipendente del teatro riscatta a fatica, dopo 30 anni di mutuo, il valore di un normale alloggio...Molto spesso si concedono carta bianca e budget illimitato a registi con esigenze da cinema hollywoodiano, come se il pubblico finanziamento fosse un grande bancomat da cui prelevare a seconda del capriccio momentaneo.
Sarebbero molti gli esempi da fare degli infiniti piccoli e grandi sprechi che tutti i giorni sono sotto gli occhi dei lavoratori.
Proprio perché foriera di moralità, l’arte va moralizzata, e anche il più grande degli artisti deve subire un tetto economico con supervisori e revisori di conti. E se queste iniziative fossero attuate all’unanimità da tutti i teatri non potrebbero scattare sui cachet e sulle percentuali gli inevitabili ricatti delle agenzie di impresariato.
Anche il contributo dello Stato risulterebbe molto più produttivo e forse anche meno gravoso se si promulgassero, come all’estero, leggi sulle agevolazioni fiscali agli sponsor privati.
Vi invitiamo pertanto a fare pressione sulle rispettive sovrintendenze affinché attuino e ottengano queste ed altre riforme, e a mobilitarvi rapidamente nel chiedere una migliore utilizzazione delle risorse ed una più illuminata visione delle priorità, per tentare di tutelare il nostro futuro e quello della cultura italiana.